Vietato guidare/2

Sono giunte delle proteste per l’Appunto di ieri che giudicava assurdi i limiti di velocità italiani, e che notava, a margine, che in Germania si può andare a 250 all’ora e però gli incidenti mortali sono inferiori ai nostri, mentre in Grecia i limiti sono più bassi ma gli incidenti in compenso sono il quadruplo. Molte proteste, devo ammettere, erano puntuali e sensate. Mi ha tuttavia colpito chi ha fatto notare, per esempio, che «In Germania c'è un'altra cultura delle regole, non è un caso che i paesi con più incidenti come Spagna e Portogallo hanno una mentalità assai simile alla nostra», oppure chi ha scritto che «il tedesco non è l’italiano, è in grado di determinare quando può e quando non può». Ora: scartando però l’idea che i tedeschi nascano col rispetto delle regole congenito alla razza (ipotesi archiviata dalla Storia) mi sorge il sospetto che tra le ragioni di certa loro civiltà possa anche esserci un loro condividere le regole che devono rispettare.

Quel che è certo è che in Italia non funziona così: da noi si vieta cento per ottenere trenta, sicché, soprattutto in città, abbiamo limiti di velocità che torno a giudicare assurdi ma che un tempo la polizia stradale tendeva a giudicare con elasticità, c’era un margine di buon senso che in un autovelox è un po’ più difficile ritrovare. Mi chiedo se i guidatori italiani non meritino più fiducia e un trattamento un po’ meno da bambocci.

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