Roma

Vigile aggredito: cinque identificati

«Bello», «Bellissimo». Ma cosa, il film o Raoul Bova? «Tutti e due». Sono completamente ipnotizzate e super-eccitate le studentesse del Giulio Cesare, le poche fortunate di questa mattinata da overdose di cinema che ha lasciato a bocca asciutta tanti colleghi e colleghe che, alla fine della proiezione del film, in fila indiana lungo l’Aula Magna del liceo passano davanti al divo per una foto, un autografo, uno sguardo ravvicinato, un sorriso. L’attore, capello corto e stropicciato ad arte, lunga giacca di pelle su jeans e camicia nera, asseconda l’euforia da ormoni in tempesta delle fan. Accanto a lui, mister bestseller under 18 Federico Moccia, al suo debutto come regista per «Scusa, ma ti chiamo amore», non a caso tratto dalla sua omonima opera di successo, e ancora la co-protagonista, la diciannovenne Michela Quattrociocche, presidente e amministratore delegato della Medusa, Carlo Rossella e Giampaolo Letta, che distribuisce il film nelle sale dal 25 gennaio in 500 copie, e la produttrice esecutiva Rita Rusic.
Nelle prime file, il resto del cast, da Pino Quartullo a Veronika Logan, Francesco Apolloni. Qui, nel liceo, come lo definisce Rossella, «più prestigioso d’Italia, dove si studia bene tutto, non solo latino e greco», Moccia ha girato la sua prima pellicola, e qui è tornato per presentarne il risultato.
«Il segreto di Moccia è che in fondo ci riconosciamo nelle sue storie e nei suoi personaggi, per questo ci piace», dichiara Matteo della I A. «Concordo, il film m’è piaciuto. È una commedia carina, che parla di noi, della maturità che a breve dovremo affrontare, delle questioni amorose che fanno parte della nostra vita», fa eco Marco Valerio, sempre della I A. «Ma per carità - interviene Federico della IV A - ma non siamo così. I ragazzi di Moccia vengono fatti passare per degli sciocchi assoluti. Non mi ci riconosco e non mi ci voglio riconoscere». «Non ho mai letto un libro di Moccia e me ne vanto - aggiunge Licinia della II H -. Non che il film sia brutto, è una commediola carina. Ma non è vero che nel sogno di ogni ragazza c’è solo l’amore disperato. In questo caso, poi, la storia tra una diciassettenne e un quasi quarantenne non regge proprio. I miei genitori hanno dieci anni di differenza e già sono al limite. Moccia rappresenta una realtà dispersiva, invece di rimanere con i piedi per terra».«Io non ho mai avuto una storia con un uomo così grande e non conosco amiche con storie del genere - dice Beatrice della II A - la storia è inverosimile». La compagna di banco, Emanuela, aggiunge: «Non sono una fan di Moccia e non lo ritengo proprio un guru dei giovani, però il film è carino. È quello che conta».
La preside dell’istituto, Carla Sbrana, ha dovuto confrontarsi con l’aperta polemica lanciata dal giornalista dell’Avvenire, Paolo Stocchi, che l’ha attaccata per «aver fatto proiettare agli studenti un film altamente diseducativo visto che racconta una storia d’amore tra una minorenne e un quasi quarantenne ai limiti della pedofilia». La dirigente ha replicato: «Chi si arroga il diritto di decidere cosa è educativo e cosa no.

I ragazzi devono essere abituati a ogni esperienza culturale».

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