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Villari riunisce la Vigilanza e ricorre a Consulta

Il presidente della "già sciolta" commissione convoca una riunione con gli unici due che non si sono dimessi (Beltrandi e Sardelli) e solleva il conflitto di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale per Camera e Senato. No comment di Schifani e Fini, che preparano la nuova bicamerale sulla Rai

Villari riunisce la Vigilanza e ricorre a Consulta

Roma - VinaVillari ne sa una più del diavolo. Il fu senatore del Pd, eletto dal Pdl e poi disconosciuto da entrambi gli shcieramenti non ha nessuna intenzione di abbandonare la poltrona. Nonostante la "scomunica" ufficiale già firmata dai presidenti di tutti e due i rami del parlamento. La commissione di Vigilanza, revocata dai presidenti delle Camere, si è comunque riunita a San Macuto con Riccardi Villari, Marco Beltrandi e Luciano Sardelli e ha deliberato di "sollevare conflitto di attribuzioni nei confronti del Senato e della Camera" alla Corte Costituzionale.

Contro Fini e Schifani Nel verbale, distribuito alla fine della seduta, la commissione di Vigilanza sottolinea, tra l’altro, che "il grado di autonomia della commissione risulta violato dagli atti recentemente posti in essere dai presidenti delle due Camere, con i quali, su conforme parere delle competenti giunte per il regolamento, sono stati revocati i componenti ancora in carica e disposto lo scioglimento" dell’organo. La commissione prende, inoltre, atto che "i presenti (tre componenti) rappresentano al totalità dei membri, esclusi quelli che hanno rassegnato volontarie dimissioni" e rileva anche che "alla commissione è garantita autonomia nei confronti di tutti gli altri organi di rilievo costituzionale, essendole assicurata una funzione di garanzia della libertà di informazione".

Il conflitto di attribuazioni Alla luce di queste considerazioni, la commissione "delibera di sollevare conflitto di attribuzioni ai sensi dell’articolo 134 della Costituzione nei confronti del Senato e della Camera. Il presidente - conclude il verbale - è autorizzato a conferire il relativo mandato".

Sardelli scrive a Fini Lo scioglimento della Vigilanza merita un "chiarimento complessivo sulla prassi che è stata adottata" e in particolare sulla possibilità che siano state "lese le prerogative dei parlamentari e della commissione stessa": è la richiesta che Sardelli (Mpa), uno dei tre membri della commissione - con il presidente uscente Villari e il radicale Beltrandi - che non si sono dimessi, ma oggi si sono riuniti a San Macuto, ha rivolto in una lettera al presidente della Camera, Gianfranco Fini.

I presidenti non commentano "Villari? In Serbia non hanno di questi problemi. Ne hanno di ben più importanti". Così il presidente della Camera Gianfranco Fini dribbla, a margine del suo incontro a Montecitorio con il ministro degli Esteri serbo, i cronisti che gli chiedono di commentare il ricorso alla Consulta del presidente rimosso della commissione di Vigilanza Rai. "No comment" anche da parte del presidente del Senato, Renato Schifani.

La nuova Vigilanza Il ricorso di Villari alla Consulta non ferma comunque i presidenti delle Camere che procederanno al rinnovo della bicamerale. Secondo i tecnici di Camera e Senato, infatti, la riunione che si è svolta oggi tra Villari, Beltrandi e Sardelli "non ha alcun valore", non è niente di più di una "riunione privata tra tre persone". Fini e Schifani, dunque, tra martedì e mercoledì potrebbero già nominare i nuovi componenti della Vigilanza, su indicazione dei gruppi: i nuovi nomi sono già arrivati sulle scrivanie dei presidenti, eccezion fatta per l’Italia dei valori che, in segno di protesta, ha fatto sapere che non designerà i nuovi membri. La seconda e la terza carica dello Stato solleciteranno nei prossimi giorni il partito di Antonio Di Pietro a cambiare idea e, se il tentativo non avrà esito, procederanno d’ufficio alla nomina di due parlamentari dell’Idv (ci sono già dei precedenti, si apprende dagli uffici di Camera e Senato).

Il ricorso alla Consulta da parte dei ’superstitì della Vigilanza non sembra destare preoccupazione ai piani alti di Montecitorio e Palazzo Madama che avevano ampiamente verificato le norme in merito prima di procedere all’azzeramento della Commissione.

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