Vince la consulenza: le strategie di Banca GeneraliSU MISURA

Prendersi cura dei grandi patrimoni e contribuire a far crescere la ricchezza del Paese. È questo il compito principale del private banking, i servizi bancari dedicati ai «Paperoni» d'Italia. Secondo i dati dell'Aipb, l'associazione gli operatori del settore, nel 2012 il patrimonio gestito dai player specializzati in private banking a fine 2012 si è attestato a 648,7 miliardi, con un aumento di 70,7 miliardi rispetto all'anno precedente. Il ciclo, grazie al buon andamento dei mercati azionari, è proseguito anche nel primo semestre 2013 con un incremento del 3,9 per cento.
L'industria del wealth management, cioè della gestione delle grandi fortune, ha davanti a sé sfide complesse. In primo luogo, la salvaguardia della clientela. In Italia gli utenti di questo tipo di servizi sono poco più di 750mila tra i quali 11mila nuclei familiari. Una platea così ristretta richiede un'attenzione molto particolare con un'offerta sempre più su misura. Il private banking, infatti, è anche consulenza finanziaria, fiscale, immobiliare, artistica e legale.
Insomma, innovare è un obbligo perché la concorrenza è agguerrita e perché l'incertezza normativa e l'andamento altalenante dei mercati non consentono di dormire sugli allori. Ne è ben cosciente Banca Generali. Il braccio finanziario della grande compagnia assicurativa triestina ha da poco lanciato il progetto «Bg Personal Advisory». L'obiettivo è allargare il perimetro dalla tradizionale pianificazione del portafoglio (anche appoggiandosi a intermediari terzi) all'advisory a tutto campo. Un occhio di riguardo è riservato all'immobiliare che costituisce l'asse portante dei patrimoni famigliari degli italiani, come rivelano le statistiche di Bankitalia. Una partnership con un operatore specializzato migliorerà i servizi di valutazione con algoritmi che incrociano dati provenienti da fonti diverse.
L'attenzione verso questi dettagli denota come anche i grandi gruppi bancari e assicurativi stiano evolvendo sempre più verso un modello di wealth management tailor-made, tradizionalmente appannaggio delle reti di consulenti e dei family office. «In Italia solo il 7% del risparmio è gestito da consulenti finanziari mentre in Paesi più maturi sul fronte dell'evoluzione previdenziale come Regno Unito e Stati Uniti la percentuale supera ampiamente il 50 per cento», spiega Gian Maria Mossa, condirettore generale di Banca Generali, che sottolinea la «necessità di allargare il perimetro della pianificazione finanziaria a contorni finora poco esplorati del settore».

Si lavora per «costruire soluzioni che sappiano andare incontro alle problematiche fiscali, finanziarie e previdenziali degli italiani», aggiunge Mossa evidenziando che «le pressioni sul sistema pensionistico rendono sempre più urgente l'offerta di alternative in questa direzione».

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