Violante apre al dialogo, ma nel Pd è isolato

Roma«Sbagliato» lo sciopero delle toghe, «tutto da rifare» il Csm, «troppo stretto» il rapporto tra i giudici e i mezzi di informazione. Insomma, «serve una riforma della giustizia», il centrosinistra «deve andare a vedere» e anche la magistratura «non può sottrarsi al confronto». Parole e musica di Luciano Violante, ex presidente della Camera, ex magistrato, ex capo del «partito dei giudici» del centrosinistra. Ex, appunto, perché adesso la sua apertura al dialogo non sembra per raccogliere molti consensi all’interno di un Pd congelato in attesa di scegliere il nuovo segretario.
In un’intervista all’Unità, Violante spiega come «evitare un conflitto permanente» tra il potere esecutivo e quello giudiziario. Innanzitutto, «serve coraggio da parte di tutti». Le toghe, ad esempio, fanno un errore a scioperare: «Devono invece cercare consenso intorno alla loro condizione professionale e smentire l’idea di una corporazione chiusa in se stessa». Poi l’ex presidente della Camera elenca alcune proposte concrete: «Istituire una corte disciplinare per tutte le magistrature fuori del Csm e ristrutturare diversamente il Consiglio superiore con un terzo dei membri eletto dai magistrati, un terzo dal capo dello Stato tra categorie qualificate e un terzo dal Parlamento in seduta comune». Infine, creare un «nuovo giudice» basato su «una diversa etica professionale fondato sulla certezza dell’interpretazione delle leggi».
La domanda a questo punto è un’altra: Luciano Violante parla a titolo personale o è ancora il punto di riferimento del centrosinistra su questi argomenti? Le prime reazione del Pd non sono incoraggianti. «Se dialogare vuol dire discutere di problemi che interessano le persone - dice Pierluigi Bersani - il lavoro, la famiglia, le imprese, i precari della scuola, noi andiamo a nozze. Se invece dobbiamo parlare dei problemi di Berlusconi, allora non c’è confronto possibile. Non credo infatti che la gente sia interessata alla separazione delle carriere. E se dobbiamo affrontare la giustizia, occupiamoci dei tempi di quella civile».

Ancora più duro Dario Franceschini: «Un’altra Bicamerale? No grazie, semmai serve più opposizione per difendere la Costituzione». E Massimo D’Alema: «Le riforme sulla giustizia volute dal Cavaliere sono tagliate dal suo sarto». Per registrare un cambio di tono bisognerà aspettare le primarie.

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