«Codino» cè ricascato, non gli è bastata una condanna di due anni e otto mesi per violenza sessuale, né essere ricercato per un episodio analogo. Un mese fa ha agganciato due straniere di ventanni, le ha portate a casa con una scusa, le ha minacciate con un coltello e violentate. Ma gli agenti di Quarto Oggiaro lhanno identificato: è un marocchino di 34 anni, sposato con unitaliana e in attesa, per questo, del permesso di soggiorno. Permesso a cui ora dovrà dire addio.
«Codino», al secolo Rachid Assarag, è chiamato così per i capelli lunghi e raccolti dietro. Un bel ragazzo, disinvolto, colto, dice di essere laureato in geologia al suo Paese. Con i suoi modi è già riuscito a farsi sposare da una comasca di 28 anni, laureata, libera professionista, e del tutto ignara delle «manie» del maritino. La sera del 28 maggio Rachid è «a caccia» in stazione Centrale e vede arrivare le due prede: sono ventenni, nate in Italia ma di origine jugoslava e marocchina. Appena arrivate dal Bresciano, dove vivono le famiglie, per divertirsi un po in città.
Grazie alla comune origine con una delle due e alla sua parlantina facile, Rachid riesce a conquistare la loro fiducia. Le porta per i locali di corso Buenos Aires e viale Abruzzi. Riesce a convincerle a seguirlo a casa sua in viale Certosa 107: «Sono rimasto al verde e devo prendere altri soldi». Le due giovani lo seguono in taxi, i tre salgono e una volta dentro il bruto getta la maschera. Chiude a doppia mandata la porta, mette le chiavi in tasca e minaccia le ragazze con un coltellaccio. Le obbliga a vedere film porno, quindi le fa stendere sul letto e si butta sulle vittime, costringendole a spogliarsi, ad assumere posizioni oscene, e infine si «sfoga» su di loro. Le ragazze miracolosamente evitano lo stupro, solo perché riescono a impietosirlo raccontando di non aver mai avuto rapporti.
«Codino» alla fine le fotografa in pose scandalose, minacciando di mettere poi le immagini in internet se lo denunceranno. Infine, solo verso le 6 del mattino, acconsente a liberarle. I tre scendono, ritornano verso corso Buenos Aires ma in un bar di via Martignoni, proprio vicino al consolato marocchino, la nordafricana identifica un connazionale e si mette a gridare. Il marocchino corre in aiuto delle vittime, ne nasce un parapiglia, «Codino» fugge.
Interviene il 113, le due ragazze finiscono al commissariato di Quarto Oggiaro, dove gli investigatori, diretti da Angelo De Simone, riescono a identificare il bruto.
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