Un aumento "preoccupante" dei casi di violenza sulle donne commessi da giovani uomini, una durata dei processi - ancora, purtroppo - eccessivamente lunga e - di nuovo - l'allarme sui i braccialetti elettronici che dovrebbero tenere lontani gli stalker dalle loro vittime. Il presidente del Tribunale, Fabio Roia (nella foto), presenta i dati aggiornati dei processi per i reati di genere.
Si tratta dei procedimenti per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale. I giovani uomini condannati a Milano per questi reati sono in aumento. Nella fascia d'età tra i 18 e i 41 anni sono il 62 per cento del totale, a fronte del 58 per cento del 2024. Dai numeri aggiornati al 30 settembre 2025 risulta in crescita anche il dato assoluto sulle persone condannate (751 nell'ultimo anno), di cui l'89 per cento sono maschi e il 61 per cento sono italiani. Quello sui giovani, commenta Roia, è un rilevamento "che mi preoccupa. Vuol dire che sopravvive una cultura patriarcale, che viene trasmessa in famiglia. È il retaggio dell'uomo padrone, il tratto machista permane. Occorre una maggiore sensibilizzazione culturale". E il giudice Elisabetta Canevini, che guida il gruppo di lavoro sulla violenza di genere: "Il dato sui giovani adulti, sia come responsabili sia come vittime, è molto preoccupante. Sono fatti commessi con aggressività particolarmente spiccata. Qui la prevenzione non può essere fatta in famiglia, dove certi comportamenti maturano, ma deve essere affidata a punti di riferimento esterni". Per Roia è però "positivo" l'aumento delle giovani donne tra i 18 e i 25 anni che denunciano, con un incremento del 2 per cento rispetto all'anno scorso. Anche se c'è un "serio problema sommerso" che riguarda le donne straniere. È infatti "molto basso il numero" delle denunce da parte, ad esempio, di cittadine nordafricane. Ancora. Il numero totale delle sentenze è aumentato quest'anno di 86, per un totale di 1.165 procedimenti. Per la sezione gip-gup sul totale delle sentenze pronunciate il 66 per cento sono di condanna, il 22 per cento di non doversi procedere e il 12 per cento di assoluzione. In dibattimento invece il 59 per cento sono condanne e il 27 per cento assoluzioni (-5%). "Il tasso delle assoluzioni - spiega il presidente - è direttamente ancorato al trascorrere del tempo. Più ha durata il procedimento, maggiore è il tasso di assoluzione". Sottolinea Vincenza Maccora, presidente della sezione gip-gup: "Se si definisce il procedimento entro l'anno, arriva quasi sempre una condanna. Al contrario, è più probabile l'assoluzione. Questo perché se si fa presto, il valore probatorio delle dichiarazioni della vittima è molto più efficace". In merito alla durata dei procedimenti: al dibattimento il 71 per cento si conclude nei tre anni. Resta una quota di processi che durano oltre tre anni. Per Roia "un tempo inaccettabile". Anche perché "una eccessiva durata dei procedimenti costituisce una forma di vittimizzazione secondaria della parte lesa". Infine il nodo braccialetti. Roia fornisce numeri critici: sono circa 13mila le ordinanze attive che li prevedono, contro i soli 2mila dispositivi disponibili.
Un problema nazionale, anche perché i tempi di attesa per l'applicazione sono di quasi 45 giorni. Negli anni, "sono state fatte leggi che hanno implementato l'obbligo dei braccialetti, ma non è stata aggiornata la disponibilità del gestore". E neppure i bandi del ministero che ne quantificano il bisogno.