Virus A e febbre stagionale svuotano le scuole

RomaAule scolastiche deserte, pronto soccorso intasati da genitori in ansia e corsa alle analisi, anche nei laboratori privati, per scoprire di che virus si tratta. E molto spesso viene fuori che non è l’H1N1 il solo colpevole ma altri virus stagionali che presentano sintomi simili. Con parecchie settimane di anticipo rispetto alla media stagionale l’influenza sta svuotando le scuole anche a Roma e nel Lazio. Febbre, tosse, mal di gola che colpiscono soprattutto i teen-agers. Dai primi risultati che emergono la colpa non è tutta dell’influenza A ma anche dei classici virus stagionali.
La fascia d’età più colpita come era già accaduto in giro per il mondo, è quella che va dai 5 ai 14 anni anche nella regione Lazio dove le vaccinazioni stanno partendo in questi giorni soltanto per le categorie a rischio: sanitari, donne incinta e malati cronici. Nell’ultima settimana sono stati registrati 23 nuovi casi su mille abitanti nella fascia di età dai 0 ai 14 anni. I «medici sentinella» del Lazio hanno rilevato un totale di 378 nuovi casi su 87.427 assistiti. Il tasso di incidenza più alto è stato registrato in particolare nella fascia di età che va dai 5 ai 14 anni, con il 14,21 per mille abitanti. Il che ovviamente spiega in parte lo svuotamento delle classi. I laboratori ai quali si sono rivolte molte famiglie per il test dai primi dati rilevano come in realtà i colpiti dal virus A siano per il momento una minoranza. Sicuramente pesa anche un effetto panico che porta le famiglie a preoccuparsi più di quanto farebbero se pensassero di trovarsi di fronte alla «solita» influenza.
E di nuovo infatti interviene il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, per rassicurare i cittadini sull’effettiva pericolosità del virus A/H1N1 che ha una mortalità pari allo 0,03 per mille contro il 2 per mille di quella stagionale. «I dati sono ancora limitati - precisa Fazio - ma si può ragionevolmente ritenere che l’influenza A sia dieci volte meno aggressiva di quella stagionale». Anche l’epidemiologo Gianni Rezza lancia messaggi rassicuranti su una mortalità «molto più bassa di quella fino a ora prospettata». In tutto sono 11 le vittime delle nuova influenza registrate in Italia e di queste cinque nella sola Napoli. Sarà forse per questo che la paura della pandemia è molto più alta al sud, 49 per cento, che al nord, come rileva un’indagine del Censis. In generale il 61,4 per cento degli italiani non ha paura dell’influenza suina. I più tranquilli sono gli uomini (68,1), i laureati (74,4), i residenti nel nord est (74,5). Una buona percentuale, 37 per cento, ritiene che siano i media a soffiare sul fuoco dell’allarmismo.
Meglio vaccinarsi o no? Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano insiste: «Il vaccino è sicuro e l’opportunità della vaccinazione è determinante».

Intanto Fazio e i vertici del Coni hanno deciso di vaccinare la delegazione olimpica e paralimpica, 350 persone in tutto, che andrà a Vancouver nel 2010 affinché non si corra il rischio di compromettere le gare. Niente vaccino invece al momento per i calciatori.

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