La visita a Roma di George W.

da Roma

Sarà del tutto speciale l’accoglienza che Benedetto XVI dedicherà questa mattina a George Bush e alla moglie Laura: la visita del presidente degli Stati Uniti Oltretevere, ultimo appuntamento del viaggio in Italia, avverrà infatti con un cerimoniale ad hoc, espressamente voluto dall’inquilino numero uno del Vaticano. Bush non sarà accolto come normalmente avviene per i capi di Stato, nella Biblioteca del pontefice all’interno del Palazzo apostolico, ma sarà atteso da Ratzinger davanti alla torre di San Giovanni, immersa nel verde dei giardini vaticani. Il Papa e il suo ospite, dopo un breve colloquio, passeggeranno lungo i viali e si fermeranno davanti alla riproduzione della grotta di Lourdes, dove il pomeriggio Benedetto XVI è solito recitare il rosario. Qui il coro la Cappella Sistina eseguirà due mottetti in onore di Bush.
È ancora vivo nella memoria del pontefice il ricordo della straordinaria accoglienza che lo scorso aprile la coppia presidenziale aveva voluto dedicargli alla Casa Bianca, con un ricevimento in giardino accompagnato da canti e parate, e un seguito all’interno della residenza presidenziale dov’era stata preparata una grande torta per l’ottantunesimo compleanno di Ratzinger. Il capo del protocollo Usa, Nancy Goodman Brinker ha dichiarato che Bush è «un enorme fan di questo Papa» e per lui ha «un rispetto totale». Proprio il feeling crescente tra il leader statunitense e il Papa tedesco avevano fatto ipotizzare al Washington Post lo scorso 13 aprile che il presidente potesse essere sul punto di abbracciare la fede cattolica, come ha fatto di recente l’ex premier britannico Tony Blair e come fece una decina d’anni fa Jeb Bush, il fratello di George W.
Nei sacri palazzi vaticani, in realtà, al momento non risulta nulla del genere. L’intellettuale cattolico americano George Weigel ricorda che «tra Santa sede e amministrazione Bush c’è stata un’ampia area di accordo comune sulle questioni internazionali», ma sull’eventualità di una conversione del cristiano metodista «rinato» George Bush, il professore si limita a dire: «Non ho una finestra sulla sua anima». È vero che al termine della visita alla Casa Bianca, Benedetto XVI insieme alla coppia presidenziale aveva recitato una preghiera per la famiglia. Ed è indubbio il crescente apprezzamento del presidente per la Chiesa cattolica. Al momento però quella di un eventuale passaggio del presidente al cattolicesimo resta soltanto un’ipotesi. «Il fatto di essere protestante - ha aggiunto l’ambasciatrice Brinker - non ha mai influenzato il suo rapporto con Benedetto XVI. Il presidente appoggia completamente ciò che questo Papa sta cercando di fare in favore della pace, dell’educazione, contro la povertà in collaborazione con gli altri leader politici».
Per quanto riguarda invece i temi in agenda per l’incontro di oggi, si sono ormai superate le divergenze riguardanti la guerra in Irak - fortemente avversata dalla Santa sede, che non mancò di avvertire, inascoltata, circa le pesanti conseguenze che avrebbe avuto - e la priorità ora è la stabilità del Paese e la tutela della minoranza cristiana che ha visto sensibilmente peggiorate le sue condizioni di vita. Un altro punto significativo riguarda un’altra questione chiave per il Medio Oriente, vale a dire la necessità di favorire una soluzione che preveda la sicurezza di Israele e uno stato per i palestinesi.


Convergenze significative tra la Santa sede e l’amministrazione Bush si registrano sul tema della difesa della vita e della famiglia, e sulla promozione del diritto fondamentale alla libertà religiosa, così come sulla necessità di un impegno per i Paesi poveri e contro le pandemie. Il Vaticano spera in una possibile intesa su questi temi anche con il nuovo inquilino della Casa Bianca che uscirà designato dal voto del prossimo novembre.

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