Ian Fleming avrebbe oggi centanni. Nato quando incombevano le Olimpiadi di Londra, morì quando incombevano le Olimpiadi Tokio. Lo ricordiamo ora, mentre incombono le Olimpiadi di Pechino.
È un caso, ma è anche giusto così, perché Fleming è stato fra i non molti scrittori famosi che, prima, fossero degli sportivi. A favorirne il passaggio dalla categoria di chi vive a quella di chi racconta la vita, contribuì la contessa Charteris, diventata sua moglie nel 1952. Costei gli assicurò un viaggio di nozze di tutto riposo. Sebbene abituato a intense ginnastiche da talamo, Fleming non fece storie, si mise a tavolino e fece una storia. Era Casinò Royal. James Bond sorgeva dunque dalla noia. E da certi ricordi personali, visto che Fleming, come britannico e da viaggiatore, era ipso facto una spia.
Il servizio segreto della Marina militare aveva ingaggiato Fleming nel 1938, perché era di buona famiglia, quindi parlava più lingue; e perché era così dissoluto da aver accesso ovunque. Ma la seconda Guerra mondiale gli offrì più occasioni teoriche che pratiche: si chiese a Fleming di trovare un modo per sottrarre la macchina tedesca per criptare e decriptare i messaggi, «Enigma»; gli si chiese anche darginare gli effetti delleventuale fine del dominio coloniale inglese su Gibilterra. Il secondo caso non si verificò. Il primo sì, ma non nella zona di operazione di Fleming e lui, finita la guerra, tornò quindi alla versione più modesta dello spionaggio, il giornalismo.
Entrambi i mestieri davano però aleatorie prosperità e solo quando si era in missione o quando si era inviati; in ambo i casi seguivano problematiche compilazioni di note-spese, dove occorreva giustificare lallegra gestione di soldi altrui.
Il matrimonio con Lady Charteris avrebbe dovuto por fine a questo tipo di ansie. Fu così, ma nel modo indiretto e inatteso di cui si diceva sopra: dopo aver praticato la serena e sfacciata appropriazione indebita degli anticipi (nei suoi romanzi se ne trova traccia), come romanziere Fleming aveva finalmente ideato il modo per vivere di ricordi. E non solo dei propri. Di veramente suo aggiunse la fantasia. In Casino Royal (che al cinema diverrà Royale) cè del Fleming in Bond, ma anche nel suo nemico Le Chiffre, che i servizi segreti russi vogliono eliminare proprio per appropriazione indebita...
Per distinguersi dai colleghi ex agenti segreti passati alle lettere (Maugham, Greene, Ambler...), Fleming diede una connotazione più cattiva al suo personaggio. Chi conosce Bond solo dai film, non lo conosce veramente.
I romanzi sono più realistici e crudeli, specie i primi, che si rivolgevano a un pubblico di colleghi dellautore: viaggiatori, non turisti; banchieri, non bancari; diplomatici, non impiegati; anche a giornalisti, ma solo se long-range. Dopo il successo del sesto romanzo, Licenza di uccidere (1958), rilanciato da quello del film omonimo (1962), Fleming cercò di andare incontro ai gusti dei produttori. Perciò il Bond migliore resta quello pre-cinematografico, sebbene Fleming avesse sempre pensato di vendere i diritti dei romanzi al primo che gli avesse proposto di portarli sul piccolo o sul grande schermo: fu la tv americana ad arrivare prima, ma senza saper sfruttare loccasione, lasciando al cinema inglese il tempo per recuperare.
Fleming morì dieci anni prima di poter incontrare Steven Spielberg, il quale, non avendo potuto acquistare i diritti e fare film con 007, si rassegnò a Indiana Jones. Per consolarsi di non aver il personaggio che voleva, mise accanto al surrogato il suo interprete per eccellenza, Sean Connery.
Intanto la ricostituzione - in senso inverso - dellImpero Britannico prima del 1776 si era ultimata. A colpire nei romanzi di Fleming è levidenza dellintegrazione spionistica angloamericana.
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