La vita umana è sacra Pure quella dei tiranni

Aver giustificato la condanna a morte di Saddam Hussein è stato un errore Sulla feroce esecuzione dell’ex leader libico serve un’inchiesta indipendente

La vita umana è sacra Pure quella dei tiranni

Sono rimasto sconvolto dalla fe­rocia del linciag­gio con cui è stato ucciso Gheddafi e dalla disumanità con cui il suo cadavere è stato esposto al pubblico ludibrio.

Il fatto che questa atrocità sia stata perpetrata dai cosiddetti ribelli che noi occidentali, tradizionalmen­te­cultori e garanti dei diritti fonda­mentali della persona, additiamo come i promotori della libertà e della democrazia e in un contesto in cui siamo partecipi e conniven­ti di efferati crimini, ha maturato in me una conversione al valore as­soluto, universale e non negozia­bile della sacralità della vita di tut­ti senza alcuna eccezione, com­presa la vita di un tiranno sangui­nario.
Ora sono più che mai convinto che anche la vita di Gheddafi è sa­cra. Dobbiamo denunciare il bar­baro assassinio a freddo e lo scem­pio del suo cadavere. Chiediamo un'inchiesta internazionale con magistrati originari di Paesi che non hanno partecipato alla guer­ra per scalzare dal potere Ghedda­fi, vincolando gli attuali governan­ti libici a rispettare le decisioni che verranno assunte, compreso l'arresto degli assassini e la con­danna dei loro mandanti.

Se non lo facessimo noi occidentali non saremmo mai più credibili come emblema della civiltà fondata sul­lo stato di diritto. Finiremmo per risultare i padrini del battesimo di sangue del nuovo regime che esor­disce all'insegna dell'arbitrio giu­ridico, della vendetta personale e della legittimazione della violen­za.
Lo dico nella piena consapevo­lezza di chi è stato Gheddafi: un dittatore, un guerrafondaio, un terrorista, un predicatore d'odio, un leader cinico ma anche una personalità affetta da paranoia, megalomania, schizofrenia e de­pressione. Non solo non ho mai nutrito alcuna simpatia per il per­sonaggio ma all'opposto sono or­goglioso di essere stato ufficial­mente inserito nella lista nera dei nemici del suo regime per le criti­che severe scritte sui giornali o pronunciate pubblicamente.
Tuttavia oggi io mi pento di aver giustificato e sostenuto in passato la condanna a morte di Saddam Hussein, un despota sanguinario e guerrafondaio che non ha esita­to a usare le armi di distruzione di massa contro il suo stesso popolo, provocando complessivamente la morte di circa un milione e mez­zo di persone, iraniani e iracheni.

Seppur in presenza di un proces­so dopo­il suo arresto e l'esecuzio­ne della condanna tramite impic­cagione, con la botola sottostante che si apre allontanando definiti­vamente dalla nostra vista l'imma­gine della morte, quell'esecuzio­ne è stata una violazione della sa­cralità della vita.
Il punto è proprio questo: noi og­gi tocchiamo con mano che nel momento in cui si ammette anche una sola eccezione all'inviolabili­tà della vita dal concepimento alla morte naturale, finiamo per spa­lancare la voragine dell'inciviltà che inesorabilmente, prima o do­po, finirà per mettere a repenta­glio
la vita di noi tutti.
Che orrore assistere al lugubre spettacolo dei miliziani assetati di sangue che invocando sempre più ossessivamente «Allah Akh­bar », il dio islamico è grande, ele­vando sempre più forte le urla fino a creare un clima da rito satanico, infieriscono sul corpo di Ghedda­fi uccidendolo e sfregiandolo.

Ho subito associato questa sce­n­a all'atroce sgozzamento e deca­pitazione del ventiseienne ebreo americano Nick Berg il 7 maggio 2004 in Irak, per mano di Al Zar­qawi, il luogotenente di Bin La­den, che proprio mentre avvicina­va l­a lama della spada al collo e l'af­fondava fino a separare la testa dal busto urlava all'unisono con gli altri terroristi presenti «Allah Akhbar». Quale dio potrebbe mai consentire la violazione del bene della vita, il principio fondante della nostra umanità e il valore car­dine della nostra civiltà?

Il «Non uccidere!», cardine dei Dieci comandamenti nella fede e nella cultura giudaico-cristiana, oggi va affrancato dal relativismo religioso e politico ed elevato a va­lore non negoziabile. Nel Catechi­smo della Chiesa Cattolica al nn. 2267 si afferma: «L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accerta­mento de­ll'identità e della respon­sabilità del colpevole, il ricorso al­la pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per di­fendere efficacemente dall'ag­gressore ingiusto la vita di esseri umani». È invece fondamentale riaffermare che la sacralità della vita è il principio inviolabile, la­sciando alle autorità laiche dello Stato la valutazione della reazio­ne di chi è costretto a difendersi per legittima difesa che assume il connotato di eccezione alla rego­la.

Voi condividete il linciaggio di Gheddafi e più in generale siete fa­vorevoli alla cond­anna a morte op­pure anche voi credete che nessu­no possa aggiudicarsi il

diritto di togliere la vita altrui sin dal suo concepimento fino alla morte na­turale?
Scriveteci e partecipate a que­sto confronto sul tema più impor­tante della nostra umanità e civil­tà: la sacralità della vita.

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