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Le vittime sono tredici Gabrielli: forse a bordo anche dei clandestini

Le vittime sono tredici Gabrielli: forse a bordo anche dei clandestini

Clandestini a bordo di nave Concordia? È l’ultimo giallo attorno al disastro del 13 gennaio sollevato ieri da Franco Gabrielli, il capo della Protezione civile. Non stiamo parlando dei disgraziati, come gli afghani, che si imbarcano di nascosto sui traghetti dalla Grecia all’Italia. In questo caso potrebbe trattarsi di personale non correttamente registrato oppure ospiti dell’equipaggio che non figurano nella lista passeggeri. La «bomba» è esplosa ieri quando Gabrielli ha sostenuto nella conferenza stampa quotidiana che «a bordo di Costa Concordia potrebbero esserci persone non reclamate, perché clandestine». Dopo l’11 settembre c’è stato un giro di vite per motivi di sicurezza, ma la pratica dei cosiddetti «ospiti in nero» non sarebbe scomparsa. Si tratta di passeggeri non paganti, spesso non registrati ufficialmente, ma tollerati perché invitati da membri dell’equipaggio. In pratica dei «clandestini autorizzati».
I sospetti sono sorti attorno a una donna ungherese fra i dispersi, che ufficialmente non risulta da nessuno parte. La famiglia in Ungheria giura che la donna si trovava a bordo al momento del naufragio, ospite di un membro dell'equipaggio. La dispersa avrebbe chiamato a casa da nave Concordia prima del disastro.
«Ovviamente non risulta nella lista dei passeggeri - ha spiegato Gabrielli - e potrebbe, come ipotesi non tanto peregrina, essere la donna ritrovata sabato, a poppa, nella zona ristorante». Le vittime accertate sono, per ora, 13, ma solo 8 identificate (quattro francesi, un italiano, un ungherese, un tedesco ed uno spagnolo). L’ultimo corpo, di una donna, è stato trovato ieri dai sommozzatori in uno dei ponti sommersi della nave. Al momento sono 5 le vittime non identificate e Gabrielli si recherà oggi in procura a Grosseto per incontrare il procuratore Francesco Verusio.
Tutte le vittime identificate erano regolarmente registrate nelle liste di bordo, ma il capo della Protezione civile fa notare che «ci sono 23 persone che dobbiamo ancora rintracciare». Un numero che comprende i 5 cadaveri non ancora identificati. Per questo motivo è stata mobilitato uno speciale pool di esperti della Polizia scientifica, che in collaborazione con l’Interpol sta avviando le comparazioni di dna tra familiari e cadaveri per giungere a un’identificazione certa. Ma fin dall’inizio la confusione sui numeri dei dispersi ha alimentato una girandola di sospetti. Secondo Gabrielli «in linea teorica potrebbero esserci persone non reclamate che si trovano all’interno della nave perché magari erano clandestini». Il commissario capo di bordo, Manrico Giampedroni, non ha dubbi sui clandestini. «Impossibile. Tutti sono registrati e fotografati all’imbarco con una procedura elettronica», ha dichiarato il commissario. Il problema è che la nave era un enorme albergo galleggiante con oltre 3mila passeggeri e un migliaio di uomini di equipaggio e personale di bordo. Secondo un comandante di lungo corso interpellato dal Giornale «su queste navi enormi lavorano troppi stranieri. Può capitare che qualcuno non sia perfettamente registrato. Oppure ci sono ospiti, più o meno ufficiali, dell’equipaggio».
Secondo dati raccolti dai sindacati i marittimi stranieri costituiscono l’80% degli equipaggi o del settore alberghiero delle navi da crociera. A bordo della Costa c’erano anche molti extracomunitari come 296 filippini. In generale sulle navi italiani sono imbarcati 9.500 stranieri.
«Che vi siano clandestini o persone non registrate è impossibile - ha ribadito il commissario di bordo - Figuriamoci lavoratori al nero. Non scherziamo. La Costa è una compagnia seria, cose del genere non sono nemmeno da pensare». L’assunzione di stranieri è subordinata al rilascio di un visto su richiesta dell’armatore. Chi è imbarcato su una nave italiana, a prescindere dalla nazionalità, deve essere iscritto all’Inps.
Ieri l’amministratore delegato di Costa Crociere, Pierluigi Foschi, è arrivato sull’isola del Giglio per incontrare i familiari dei dispersi.
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