La vittoria spaventa pure Sel, il Terzo polo pensa a Scialfa

E ora? Ora tremano in tanti. Anche quelli che la poltrona ce l’hanno già. La vittoria di Marco Doria alle primarie del centrosinistra è un gran bel problema per molti. Persino per Sinistra Ecologia e Libertà, che ha puntato sul cavallo vincente, ma si è anche già messa in moto per cercare di mettergli le briglie. Perché Doria è partito col piede sinistro, quello sbagliato, già nelle prime dichiarazioni post elezioni. Ha ribadito i suoi «no» più intransigenti ai punti tanto cari al centrosinistra (la gronda è uno dei tanti), rendendo difficile un sostegno convinto solo nelle dichiarazioni di facciata. Così dietro le quinte anche i vertici nazionali di Sel hanno già fatto telefonate per cercare qualche «pacificatore» locale, in grado di trovare un punto di sintesi tra vincitore e sconfitti, ed evitare così che diventino tutti sconfitti alle elezioni vere.
Il fatto è che uno di questi mediatori pare essere proprio quel Nicolò Scialfa capogruppo dell’Idv in Regione che invece si riscopre uno dei più credibili candidati a fare il sindaco degli esclusi. Se il Pd non può formalmente far altro che appoggiare il vincitore delle primarie, i dipietristi e l’Udc hanno ancora le mani libere. Specie Rosario Monteleone, neosegretario regionale dello scudocrociato, ha nell’alleanza con l’Idv l’ultima carta da giocare per sfuggire all’imposizione romana che vuole anche in Liguria uno schieramento del Terzo Polo, con Enrico Musso sindaco. Una simile coalizione, con la pugnalata fuori tempo massimo al senatore di Oltremare, potrebbe offrire una casa all’area più moderata del centrosinistra che teme Doria anche quando porta doni. E in questo senso si possono leggere proprio le parole di Monteleone che ieri si diceva ancora alla ricerca del candidato giusto, invitando «il terzo Polo ad andare oltre l’attuale formazione politica», per trovare un nome «in maniera trasparente con il contributo decisivo della società civile e dei partiti». Le stesse considerazioni potrebbero però reggere il gioco anche a Claudio Scajola, che sembrerebbe voler tentare un accordo col centro, se necessario anche al di fuori del Pdl, per rifare il grande centro.
Tra l’altro anche la città che «conta» ha già fatto avere al vincitore delle primarie il suo invito ad abbassare la cresta. Giovanni Berneschi, presidente di Carige, dicendo di non essere affatto turbato dall’esito delle consultazioni, ha ricordato a Doria che tutto può dire di sé, tranne di rappresentare il «nuovo» che avanza in politica, l’anticasta: «Come Camera di Commercio di Genova, Doria lo avevamo nominato nel consiglio di indirizzo della Compagnia San Paolo». Insomma, i duri e puri sono da un’altra parte.
E persino chi era stato tacciato di collaborazionismo in favore di Doria da qualche maligna voce interna al centrosinistra, ora potrebbe avere le sue gatte da pelare. Claudio Burlando, che di certo da una sconfitta delle due donne deboli del Pd non aveva molto da perdere, scopre che la Regione avrà le scosse di assestamento.

Il Pd non può permettersi di perdere l’ultimo ente locale rimasto dopo l’addio a Provincia e Comune. Adesso, entro marzo, l’Idv e altri alleati torneranno a chiedere la testa degli assessori esterni. E per Burlando sarà più difficile fare ancora ricatti. L’ultima poltrona democratica varrà bene qualche testa.

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