Silvia Pedemonte
A vederla lì, in piazza Cavour a Rapallo, mentre aspetta di attraversare, sembra una ragazza fra mille altre. I capelli rossi raccolti distrattamente sulla nuca, il viso acqua e sapone, la maglia morbida ravvivata da una lunga collana dai mille colori, le infradito che spuntano sotto i pantaloni. Poi, quella borsa. Rossa, di un rosso vivo e fiammante, con le tre note disegnate di lato, in nero. Rossa, di un rosso che sembra messo lì quasi per scherzo, a far da sgambetto a quella (solo) apparente semplicità. Un po' come accade con il suo nome, in fondo, sorta di scalata che di comune ha solo l'inizio: si chiama Maria Pierantoni Giua, quella ragazza che sorridendo - gli occhi verdi senza un filo di trucco, la voce che incanta già solo con le parole - ripercorre la strada che l'ha portata fino a qui. Il qui è la vittoria al Mantova Music Festival, conquistata sul palco del Teatro Ariston il 5 giugno scorso, dopo una manciata di premi di assoluto rispetto nel passato (solo per citarne alcuni: il «XV Premio Città di Recanati» nel maggio 2004, con la canzone Petali e Mirto da lei scritta, musicata e interpretata; il «Festival di Lunezia», nel 2003, con la sua Babà al rhum, canzone con la quale si è aggiudicata, nella stessa estate, anche «Castrocaro», come «voce e volto nuovo») ed esibizioni di assoluto primo piano (l'apertura del concerto del chitarrista Irio de Paula, quella di Claudio Baglioni, vincitore della categoria «big» a Lunezia 2003, il concerto «Voci di speranza» nel luglio 2004 con artisti del calibro di Samuele Bersani, Morgan, Mauro Pagani, Pacifico e Mario Venuti). Il qui è il primo album, che la cantautrice rapallese sta finendo di registrare per Alfamusic e Raitrade (uscita prevista per l'autunno), con tanto di produzione artistica targata Beppe Quirici. Il qui, è un traguardo che è un punto di passaggio. Perché per Maria, classe 1982, «capa tosta» come lei stessa si definisce, il cammino fra i grandi è appena iniziato. Le sue canzoni, apprezzatissime dalla critica, non sono ancora mai arrivate in classifica, al grande pubblico. È ora di rifarsi.
Aperitivo al Castello di Rapallo: è tempo di riavvolgere il nastro dei ricordi, per Maria. «Ho iniziato a cantare e suonare prestissimo: a cinque, massimo sei anni - racconta - anche perché, in casa mia giravano solo pennarelli, pastelli colorati, strumenti, dischi. Pochissima televisione, insomma. E di questo devo ringraziare i miei genitori, Gianfranco e Cristiana, entrambi architetti con la passione per l'arte, la musica e i viaggi». Il risultato? Tre sorelle, tutte artiste: Maria, cantautrice e pittrice (con esposizioni già di successo nel curriculum: come quella a Genova, per «Architetture Lunari», a fianco del creativo Andy dei Bluvertigo); Vera, scenografa; Silvia, la più piccola, che sta finendo il liceo artistico e già segue le orme della sorella maggiore con successo. Altro che tv.
La prima canzone, Maria la scrive a otto anni: è La farfalla dei miei sogni, dedicata a un'immagine-simbolo, la farfalla, appunto, che la faceva addormentare nella ninna nanna cantata da mamma Cristiana. «Una farfallina bianca che continuava a volare, senza fermarsi mai e che è "sbucata" fuori proprio nel momento in cui scrivevo la mia prima canzone, come simbolo di libertà, gioco, colore». I primi passi da autodidatta; poi, gli studi con il maestro e musicista Armando Corsi e l'insegnante di canto Anna Sini, a partire dalla quarta liceo scientifico. «Proprio in quell'anno, ho capito che scrivere canzoni, suonare e cantare era quello che veramente volevo fare nella vita». E lei, che si dipinge caratterialmente «molto decisa, a tratti intransigente e con le idee chiare» ovvero, tradotto pane al pane, vino al vino «se ho un obiettivo, lo conquisto ascoltando i consigli delle persone che ho accanto, ma agendo esclusivamente di testa mia» continua il cammino, con ancor maggiore convinzione: «gli ultimi due anni di liceo mi sono impegnata seriamente nella musica: più ho dedicato tempo alla mia passione, più ho avuto risultati a scuola. Adesso, il problema non si pone: sono iscritta all'università, a Filosofia, perché mi affascina il pensiero. Ma, per ora, le mie energie sono tutte concentrate a scrivere canzoni e suonare».
L'ispirazione è la vita, per Maria. «Una volta mi sono perfino dovuta fermare in autogrill: stavo guidando, e ho sentito il bisogno di fermarmi al più presto, per scrivere. Non c'è nulla di codificato: a volte nasce prima la musica, a volte il testo. A volte capita di buttare giù una "sventagliata" in un attimo, sull'onda di un'emozione. Oppure impiegare più tempo, riflettere sulle parole. In tutti i casi, comunque, bisogna tornare su quanto scritto all'improvviso. E lavorarci su». Single, ama viaggiare , dare lezioni di chitarra ai bambini e vivere l'arte in tutte le sue sfaccettature. E, a sorpresa, dal cassetto, tira fuori pure un titolo di campionessa nazionale di kung fu. Anzi, tre fasce: una per ogni medaglia d'oro conquistata dai tredici ai sedici anni.
Il resto, è musica. E Liguria. «Adoro Fossati, la Vanoni, Gianna Nannini e Carmen Consoli, Paolo Conte, Carlo Fava: la canzone d'autore, insomma. Tutto il panorama latino, dal fado portoghese alla musica popolare». Cala il poker Notti senza cuore (Nannini), Buontempo (Fossati), Lettera da un luogo che non so e Uguali e nuovi (Carlo Fava e Gianluca Martinelli) nella playlist del cuore . Fra i giovani cantautori liguri stima Federico Sirianni: «Chicco? Lo apprezzo umanamente e musicalmente. Quando abbiamo dei concerti, ci scriviamo». L'ultimo pensiero, è per la regione in cui vive: «la Liguria è una fonte di ispirazione inesauribile, per me: dai colori, ai sapori, al mare. Parto spesso, ma lontana dal mare no, non ci so stare. Questo, a livello di emozioni.
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