Gian Battista Bozzo
da Roma
«È del tutto assurdo. È come chiedermi se la California o lAlaska o il Texas potrebbe avere la loro moneta, al posto del dollaro. È totalmente privo di senso, e non dirò più una parola su questo argomento». Jean-Claude Trichet sembra perdere per un momento laplomb di banchiere centrale quando, durante la conferenza stampa che fa seguito alla riunione del direttivo, qualcuno gli chiede: è possibile che lunione monetaria si dissolva, magari parzialmente, dopo i «no» di Francia e Olanda alla Costituzione europea?
Assurda lidea di una retromarcia, replica dunque Trichet. «È un evidente nonsense», aggiunge il presidente della Banca dOlanda, e componente del consiglio Bce, Nout Wellink. Ma il solo fatto che la domanda «È possibile tornare al marco?» faccia capolino sulle prime pagine della stampa tedesca, da Stern alla Bild Zeitung - da sempre segnalatori dei maldipancia e dei malumori popolari in Germania - fa innervosire un po tutti. La Banca centrale europea sta fisicamente a Francoforte, da dove regola la politica monetaria di dodici Paesi a moneta unica, ed è dunque molto esposta alle correnti daria fredda. Anche il ministro delle Finanze tedesco Hans Eichel e il suo vice agli Affari internazionali, Caio Koch-Weser, sono costretti a intervenire per smentire ogni possibilità di ritiro della Germania dalla moneta unica: «È irresponsabile creare panico perché una rivista pubblica una storia non vera; non cè mai stata una discussione intorno a una possibile rottura dellunione monetaria», afferma Eichel davanti al Parlamento. Mentre Koch-Weser definisce «pazzesco» considerare leuro come un peso per leconomia.
Ma leconomia europea non va bene, e molti cittadini di Eurolandia se la prendono con leuro e con le rigidità della Bce. Trichet, impassibile, conferma il ruolo da «guardiano della stabilità dei prezzi» attribuito da Maastricht alla Banca centrale di Francoforte. «Crediamo che rafforzare la fiducia di consumatori e famiglie sia uno strumento importantissimo di stimolo alla crescita e alla creazione di posti di lavoro», osserva il presidente della Bce.
Linflazione, in Europa, è sotto il 2%. Tutte le indagini a disposizione della Bce indicano che, anche a medio termine, la tendenza dei prezzi non supererà l1,9%. Nonostante questo, la Banca centrale non riduce i tassi dinteresse; non lo ha fatto neppure ieri. E anzi, Trichet avverte i giornalisti che un taglio dei tassi non si profila, per il momento, neppure allorizzonte: «Se lavessimo in mente, ve lo avrei fatto capire. Vi dico invece che ritengo appropriati i tassi attuali», dice.
Politica monetaria ferma, dunque, nonostante il progressivo deteriorarsi delleconomia reale nellarea delleuro. La stessa Bce sta continuando a ridurre le proprie proiezioni sulla crescita economica: le ultime stime parlano di una crescita del Pil variabile fra l1,1 e l1,7% questanno, mentre la forchetta 2006 varia fra l1,5% e il 2,5%. Crescita economica al ribasso e inflazione ampiamente sotto controllo non spingono comunque la Bce ad agire sul fronte della politica monetaria. Trichet parla di condizioni «eccezionalmente favorevoli» per gli investimenti delle imprese, aggiungendo che per le famiglie europee «forse è venuto il momento di consumare». Il presidente della Bce rinnova invece linvito alla prudenza nella politica di bilancio: landamento delle finanze pubbliche nei principali Paesi di Eurolandia «continua a destare preoccupazione, dato che pochi hanno i conti in ordine».
I mercati non sembrano tuttavia credere al cento per cento alle parole di Trichet. La sensazione diffusa è che, se il secondo trimestre confermerà il brutto andamento del primo per diversi Paesi di Eurolandia, a Francoforte non si potrà ancora star fermi, come sta accadendo da due anni a questa parte. «Il pendolo sta oscillando verso un allentamento della politica monetaria - osserva David Brown, capo economista alla banca Bear Strearns di Londra -: crediamo che un taglio dei tassi sia inevitabile tra la fine dellestate e il quarto trimestre di questanno».
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