RomaÈ stato scelto Calderoli come ambasciatore. Si sa, il messo non porta pena. Soprattutto se si tratta del più fedele alleato che Berlusconi possa vantare, ultimamente, tra le file della Lega Nord. Quello stesso Calderoli che non più tardi di sabato aveva sentenziato: «No a ribaltoni, maggioranze allargate o governi tecnici». Ieri è stato proprio il ministro per la Semplificazione amministrativa a varcare il cancello di Villa San Martino per portare a Berlusconi il messaggio della Lega. Un messaggio tuttaltro che interlocutorio. La sostanza del quale, secondo le prime indiscrezioni raccolte, si riassume semplicemente nella richiesta a Berlusconi di un passo indietro, in favore magari di un altro esponente di prestigio del Pdl. Richiesta, a quanto pare, rispedita al mittente. «Ho i numeri per andare avanti» avrebbe risposto il premier al ministro per la Semplificazione. Che solo due ore prima era partito da via Bellerio alla volta di Arcore nella speranza di convincere lalleato che i tempi per un cambio di strategia erano ormai maturi.
Daltronde non è la prima volta che il Carroccio pensa a un cambio al vertice di Palazzo Chigi. Il 2 novembre scorso fu proprio il Senatùr, incalzato dai cronisti a proposito di un ipotetico passo indietro del Cavaliere, a confessare: «Berlusconi non lo fa. Inutile chiederglielo, tanto quello non lo fa», trincerandosi poi dietro un «no comment» alla domanda se lui ritenesse necessario questo «passo indietro» del premier.
Calderoli, di ritorno da Villa San Martino, ha però smentito le voci. Si tratterebbe, secondo le ricostruzioni dei bene informati, di indiscrezioni artatamente fatte arrivare alla stampa dai fedelissimi di Maroni, vero latore della richiesta di dimissioni del premier.
Il tradizionale incontro del lunedì, insomma, ha visto un ordine del giorno affatto inedito: dare o meno il colpo di grazia al governo? Anche la granitica fedeltà del partito di Bossi mostra i fianchi. E crepe più evidenti sono state segnalate negli studi Rai di corso Sempione dove domenica sera, rispondendo alle domande di Fabio Fazio, lo stesso Maroni ha candidamente ammesso la possibilità che anche la Lega si sfili da questo guado sempre più pericoloso nel quale si è impantanata lazione di governo. Il ministro degli Interni è andato anche oltre discettando, davanti alle telecamere di Che tempo che fa, di riforma elettorale e voto anticipato.
Ecco perché, dopo quattro lunedì di fila di assenza, Maroni si sarebbe fatto vivo a via Bellerio proprio ieri. La dirigenza del Carroccio, nonostante le smentite di Calderoli, sembra fare quadrato proprio sulle previsioni maroniane. Fosche, comunque, visti i musi lunghi e le facce tirate dei vari Bossi, Castelli, Reguzzoni, Calderoli e Giorgetti. I dirigenti iniziano a prendere in seria considerazione i mugugni della base e le facce tirate sono il segno di un cambiamento evidente nei piani alti di via Bellerio. Lunica soluzione possibile sarebbe quindi quella di non insistere con il muro contro muro. Se i numeri non ci sono, sembra il ragionamento dei vertici della Lega, meglio fare un passo indietro e magari puntare ad andare subito al voto. Guarda caso niente più di quanto teorizzato da Maroni nella trasmissione di Fabio Fazio.
Lunico a sorridere, ieri, era Roberto Cota.
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