Vodafone trascina al ribasso le tlc europee

da Milano

Le banche italiane sono rimaste sufficientemente alla larga dai subprime, ma il rallentamento economico, la crisi del credito (meno margini d’interesse), i ribassi dei mercati (meno margini d’intermediazione) e la Robin tax cominciano a farsi sentire nei loro conti. È quanto emerge dal rapporto sul settore pubblicato ieri dal centro studi dell’Associazione bancaria italiana (Abi), che segue l’allarme lanciato già dalla Banca d’Italia e dalla Consob. La Robin tax, in particolare, costerà alle aziende di credito, secondo l’Abi, maggiori imposte per circa un miliardo di euro. Mentre dal lato dei mutui, secondo quanto segnala Bankitalia, tra gennaio e marzo lo stock dei finanziamenti in essere è calato di 3 miliardi. Gli utili delle banche nazionali sono attesi quindi in calo del 15%, dopo il più 5,2% dello scorso anno, con una ripresa attesa nel biennio successivo. In Borsa il settore è sceso del 32% da gennaio, contribuendo a fare di Piazza Affari una delle peggiori Borse europee.
La congiuntura difficile ha portato per esempio Unicredit a cambiare strategia e concentrare gli sforzi nei Paesi ad alta crescita dell’Est Europa e a tornare alla tradizionale attività commerciale per poter centrare gli obiettivi previsti dal piano industriale e almeno mantenere il flusso dei dividendi. Il vice ad, Roberto Nicastro, ha assicurato tuttavia che non vi sarà alcuna stretta sugli impieghi, grazie alla capacità del gruppo di approvvigionarsi sui mercati internazionali. La crisi dei mercati ha provocato sommovimenti anche in Bpm, dove è caduto il direttore generale che aveva cercato di attuare un piano di taglio costi per fronteggiare il calo dei ricavi, mentre ha pesato fortemente su Mps (meno 41% l’azione da gennaio) impegnato nell’onerosa acquisizione di Antonveneta. La crescita dei costi di finanziamento ha colpito gli istituti privi di una rete estesa o situati in aree del Paese con minore ricchezza.

La Bper ha dovuto lanciare l’Opa su Meliorbanca i cui costi di finanziamento avevano raggiunto livelli proibitivi, mentre Mediobanca ha dovuto espandersi nel retail (con il lancio di CheBanca!) per poter disporre della liquidità necessaria a prezzi più contenuti e trovare nuove fonti di utili, visto il rallentamento nelle attività di banca di investimento.

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