(...) con slancio e entusiasmo. Non di meno la «notte bianca», nella sua eccezionalità, indica l'anomalia: tutte le altre notti nere che circondano quell'unica, o rara, bianca, proprio come la mosca. Io vorrei una serie di notti bianche, notti regolarmente aperte, notti ordinarie con i negozi, i giornalai, la vita, insomma e i musei, ordinariamente aperti. Magari, per una pausa, eccezionalmente, conservando una notte nera. Oggi, invece, le notti sono nere tutti i giorni dell'anno. Qualche settimana fa, per la chiusura della mostra di Van Gogh a Brescia, più che una notte bianca, fu stabilita una apertura continuativa per 36 ore di Santa Giulia. Io arrivai alle 2 del mattino, ripartendo intorno alle 6. Le sale della mostra erano continuamente affollate e non minacciavano di svuotarsi; il flusso era regolare e continuo, i volti dei visitatori svegli e concentrati. Nessun disordine, nessuna agitazione, un silenzio pensoso e riflessivo per la consapevolezza di un privilegio di una occasione preziosa, immemorabile e irripetibile (almeno con quei quadri di Van Gogh). A Milano mi testimoniano, in analoghe condizioni, un di più di entusiasmo, l'euforia della scoperta di una città grande e nascosta, grande per l'arte soprattutto.
Il risultato mi conforta non ad altre notti bianche, ma a rendere bianche tutte le notti, come la quotidiana festa di non compleanno in Alice nel Paese delle meraviglie. La condizione naturale, e non rara (visti i risultati) dei visitatori di musei. Adesso sappiamo che ce ne sono tanti anche a Milano.*Assessore alla Cultura
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