È il «volgar-snob» il nuovo idioma nazionalpopolare

Oh mamma mia, che schifo e che disapprovazione, se filmacci come Natale a Beverly Hills, «una serie infinita di volgarità condita da parolacce», ricevono il placet delle «competenti autorità ministeriali», come osserva sconcertato Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera del 24 dicembre, citando l’altrettanto turbato Mereghetti.
Vuoi vedere che è colpa di Berlusconi se la gente li va a vedere? «Che linguaggio ci tocca ascoltare», proprio come sbotterebbe mia nonna. In Italia va sempre di moda lo sconcerto. E però, pensandoci, la sinistra colta di Ghezzi e Giusti non ha forse recentemente sdoganato i filmacci di serie «B», le commedie scorreggione e guardone, i Pierini di Alvaro Vitali, Lino Banfi, Pippo Franco, Abatantuono, Bombolo, le Giovannona coscialunga disonorate sempre con onore, non proprio modelli di Nouvelle Vague? E nessuno, neppure il succitato raffinato Della Loggia, ha mai obiettato niente, perché Ghezzi è Ghezzi. Nel cinema, come nel linguaggio e nel resto, ci sono sempre due pesi e due misure, e così se Berlusconi dice «comunisti» è un estremista, un giapponese sull’isola deserta, mentre il «fascismo» è sempre alle porte e sulla bocca di chiunque. Se Fini dice «stronzi» va in fondo bene perché lo dice contro l’alleato, se Brunetta dice «élite di merda» è un rozzo di destra, come è sempre stato Bossi con il suo celodurismo, mentre Dell’Utri se sbotta «minchiate» sarà un mafioso. La gioventù di sinistra disegna baffi e corna sui manifesti e qualsiasi cosa sui muri viene difesa in quanto «graffito», e insomma sono «i giovani», mentre se Berlusconi scherza facendo le corna in una foto istituzionale perfino l’ultimo studente rivoluzionario invoca il bon ton.
D’altra parte anche il caro vecchio vaffa dipende da chi lo usa, i vaffanculo di Grillo e grillini sgorgano sonori e si indicono V-day, a destra sarebbe da bifolchi rozzi e leghisti e sovversivi (come quando la sinistra si indignò con Alberto Sordi per il suo «Lavoratori! Tiè!» ne I vitelloni, oggi un classico, gesto dell’ombrello incluso). Non che sia una novità. Togliatti dava del «pederasta» a André Gide, e non certo per fargli un complimento (l’avesse fatto Almirante sarebbe stato fascista), e Pier Paolo Pasolini fu espulso dal Pci perché insegnante omosessuale (quasi che a capo del Pci ci fosse Gianfranco Fini ai tempi in cui pensava che un maestro omosessuale non potesse insegnare), per santificarlo subito dopo la morte, a tumulazione avvenuta (sicuramente ucciso dai «fascisti», o dallo «Stato», o dalla «Dc», mentre da vivo la magistratura lo processava per «oscenità» e però, senza colpo ferire, Livio Garzanti gli faceva scrivere «c....» e «c...», mai «cazzo» e «culo», come invece faceva Arbasino senza problemi fin dagli anni Cinquanta, per non dire di ogni scrittore francese moderno da due secoli a oggi, da Sade a Cocteau a Guibert).
E così Mediaset appartiene a Berlusconi per dire del «conflitto di interessi» e del «controllo» sui tg, non è di Berlusconi se, a ben vedere, è responsabile del cambiamento liberale di mentalità e di linguaggio, avendo reso popolari scrittori come Aldo Busi o personaggi come Platinette decenni prima che Bertinotti candidasse Luxuria, e anche i film trash consacrati oggi dalla critica impegnata, e le tette di Tinì Cansino e Carmen Russo a Drive In al posto delle pecore nei caroselli (a proposito: a quando lo sdoganamento artistico di Drive In?). Tuttavia, quanto al sesso in Italia si cammina sulle uova a periodi storici alterni, e sotto sotto il linguaggio sessuale a sinistra non esiste, non è democratico, e anche Fassino che inveisce, nel gennaio scorso, contro il compagno di partito Pierluigi Mantini sbottando «mi hai proprio rotto i coglioni» desta preoccupazioni, i coglioni a sinistra non si devono nominare mai.
Il discorso sessuale vero e proprio poi è bandito o anestetizzato, basta guardare Tatami su Rai3 (la cui redazione l’altro giorno, per sbaglio, mi ha telefonato per invitarmi scambiandomi per la Binetti, per «difendere una visione tradizionale del sesso, lei è lo scrittore adatto», e subito disinvitandomi prima che potessi mandarli affanculo), dove c’è Camila Raznovich ancora ferma alle lubrificazioni, al desiderio, all’omo, all’etero, al bisex, al kamasutra, al fetish, a sentirli te lo buttano giù più del citalopram, che almeno è un antidepressivo. C’è da capirli, hanno come background storico l’amore libero del Sessantotto (dove ogni copula è serafica, collettiva, transustanziante, zen, unificatrice come un giro di canna, gratta gratta più affine a un meeting di Comunione e Liberazione che a una gang band di Rocco Siffredi), se non il femminismo sempiterno e il pacifismo totale (il Viagra è di destra), per cui ogni simbologia implicante disparità e dinamiche uomo/donna non bilanciatissime è disdicevole (tranne quando le porti fuori a cena e devi pagare tu perché sono donne, Soncini docet).
Sicché grande imbarazzo sul caso Marrazzo, un po’ meno sul fatto che, per fortuna, andasse a trans («i trans» a destra, «le trans» a sinistra, e vai a capire perché tutta questa diatriba, essendo appunto trans, perché non ci sia libertà su quale articolo mettere, sulla pagina come a letto), quantomeno uno la faccenda se la rigira come vuole, sempre meglio che a puttane, con le quali, in teoria, vanno quelli di destra. Pertanto, mentre sul ministro Carfagna qualsiasi insinuazione è lecita e nessuno da sinistra la difende in quanto donna (fosse stata una racchia nessuno avrebbe obiettato niente anche se non avesse mai detto niente di intelligente), le donne si rispecchiano nella D’Addario e nella Lario. Tuttavia nessuna delle due eroine è brutta, peccato, ma in compenso le due signore hanno concluso il loro 2009 rilasciando interviste e letterine alla Repubblica come madonnine infilzate contro il maschio bianco dominatore.
È pur vero che nel linguaggio di sinistra non c’è senso dell’umorismo e non c’è simbolismo erotico, non si dà cazzo, non c’è la fica, a parole non si scopa mai, è tutto bandito come un simbolo fallico e uno stupro, ormai pure se dici che una è «bella» sei uno stronzo. Frigidaire o Il Male erano di sinistra, ma Le Ore o Playman? La penetrazione è un concetto fascista, non si sa come possa venir duro a Veltroni che è tutto così sweetly e «I care», un «I fuck you» non riusciamo a immaginare di sentirglielo dire, e di Bersani non parliamo, anche a letto invocherà il «senso di responsabilità» senza riuscire a prendere nessuna posizione vera (a differenza dell’alleato scomodo Di Pietro, il quale almeno dirà «Io a quella la sfascio»), e c’è da meravigliarsi di come facciano a moltiplicarsi, eppur lo fanno, quando scendono in piazza, per questo ci vanno così spesso, appena c’è un’ammucchiata in un day disponibile.

D’altra parte Alberto Arbasino, anni fa, già rilevava come, a differenza dell’Italia, «in Europa il Pc diviene “demagogicamente redditizio” soprattutto quando i tabù verbali e mentali delle vecchie zie si impadroniscono della Trasgressività Dissacrante alla “ma che cazzo!”».

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