Questa mattina il nuovo amministratore delegato di Volkswagen, Matthias Mueller, ha annunciato il ritiro di 11 milioni di veicoli che conterrebbero il software per frodare i test sulle emissioni costato la testa al suo predecessore, Martin Winterkorn.
Rivolgendosi a mille top manager del gruppo, in un discorso a porte chiuse nel quartier generale di Wolfsburg, Mueller ha promesso un piano "esaustivo" che risolva una volta per tutte il problema dei software truffaldini grazie a soluzioni tecniche che verranno comunicate ai clienti "in pochi giorni".
In sostanza, ai proprietari di vetture diesel truccate verrà spiegato come rimettere le proprie vetture in regole. La soluzione dovrà essere annunciata entro la scadenza del 7 ottobre fissata dall'autorità tedesca Kba.
"Abbiamo davanti un cammino faticoso e un sacco di duro lavoro", ha dichiarato Mueller, secondo quanto apprende Reuters, "saremo in grado di fare progressi solo a piccoli passi e ci saranno battute d'arresto". Il nuovo a. d. ha inoltre annunciato uno scorporo del marchio Volkswagen, destinato in futuro a diventere indipendente come Audi e Porsche.
Da Bruxelles intanto arriva un primo giudizio sui possibili scenari che si aprono per l'economia europea, dopo lo scandalo della casa automobilistica tedesca. Il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, ascoltato sulla Nota di aggiornamento al Def davanti alle commissioni Bilancio di Senato e Camera ha dichiarato: "All'incertezza presente sui mercati globali si è aggiunta negli ultimi giorni quella connessa con le possibili ripercussioni, difficili da quantificare, del grave scandalo Volkswagen sul settore dell'auto e sulle aspettative degli investitori e dei consumatori". Signorini ha ricordato che "nell'area dell'euro la ripresa si è intensificata dalla fine dello scorso anno, ma al rafforzamento della congiuntura europea si contrappone un significativo indebolimento dell'attività economica in Cina e nelle altre economie emergenti. Finora l'effetto di questo rallentamento sulle economie avanzate non è stato rilevante; esso costituisce tuttavia un elemento di incertezza per il futuro: potrebbe portare un ridimensionamento delle prospettive globali di domanda e di inflazione e incidere negativamente sulla fiducia degli investitori".
Ed è proprio l'Oriente adesso lo scenario in cui il rumore dello scandalo sulle emissioni di gas è arrivato. Il governo giapponese infatti ha ordinato un'inchiesta sui maggiori produttori di automobili locali (Toyota, Nissan, Mazda e Mitsubishi) e sugli importatori di marchi europei per verificare se i loro veicoli rispettino gli standard sulle emissioni di gas inquinanti. I risultati dei controlli, ha annunciato il ministro dei Trasporti, Akihiro Ohta, verranno consegnati venerdì prossimo. Misure analoghe sono già state adottate da vari altri Paesi, tra cui Gran Bretagna, Francia, Israele e Corea del Sud.
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