(...) per cui credo che i lettori del Giornale meritino una spiegazione. Eravamo a una conferenza stampa dove presentavo un'iniziativa passata poi in secondo piano rispetto al titolo dell'articolo: la raccolta di firme per abolire con referendum la vigente legge elettorale, detta Porcellum dopo che il suo stesso estensore (Calderoli) la definì «una porcata», perché consente ai capi partito di nominare, di fatto, i parlamentari. Il referendum determinerebbe il ritorno a un sistema che assegna tre quarti dei seggi con il sistema maggioritario e i collegi uninominali. Tutti i particolari sul sito www.referendumcontroporcellum.it (che ribadisco qui poiché nell'articolo l'indirizzo era sbagliato).
Il cronista - a nome dei lettori del Giornale - obiettò: ma come, proprio tu critichi il porcellum del quale hai beneficiato? Risposta: (1) non ho l'abitudine di valutare la bontà di una legge in funzione del fatto che mi favorisca personalmente o meno; (2) non ho fatto io questa legge, e l'ho sempre avversata, prima, durante e dopo la mia elezione; (3) non esistono argomenti per sostenere che con un altro sistema elettorale non sarei stato eletto; (4) il PdL non mi doveva niente, e ha scelto di candidarmi come capolista al Senato perseguendo - del tutto legittimamente - una propria, e non certo una mia convenienza. Il cronista mi ha chiesto ancora perché non mi fossi dimesso da senatore avendo lasciato il PdL. Ho risposto di aver criticato il partito per non aver mantenuto gli impegni assunti con gli Italiani, e per esser stato travolto da un vortice di scandali affaristici e sessuali di cui nessuno sentiva il bisogno; che a giudicare dai risultati elettorali recenti circa un terzo degli elettori gli ha tolto il consenso; e che se non ritengo affatto di rappresentare gli elettori del Pdl che sono ancor oggi convintamente tali, forse quelli che se ne sono andati lo hanno fatto per le mie stesse ragioni, e vale la pensa di chiedersi se si siano sentiti meglio rappresentati dai pochi parlamentari critici, o dai moltissimi consenzienti senza fiatare.
Quanto alla mia personale (supposta) convenienza: se l'avessi avuta a cuore non avrei certo lasciato il PdL, ponendo fine «carriera» politica - come la chiamano alcuni - che si annunciava piuttosto promettente; e rinunciando a proposte lusinghiere e oggettivamente generose del Presidente Berlusconi (quanto generose non dirò, per non venir meno alla riservatezza del nostro ultimo colloquio privato).
Il problema non è dunque se io sia un traditore o se altri colleghi non abbiano avuto il coraggio di dissentire dal Capo pagandone il prezzo. Il problema è la rappresentatività dei parlamentari, che promana direttamente dall'effettivo potere che i cittadini hanno di sceglierli. E allora bando alle ciance e pronunciamoci con chiarezza sul tema della legge elettorale vigente, con cui i parlamentari sono scelti non dai cittadini ma dai capi partito e dai capi corrente, e a questi ultimi devono rendere conto, anziché ai cittadini.
Ecco: vorrei che il Giornale, e noi suoi lettori, ci dicessimo come la pensiamo sul porcellum, e sull'ipotesi di tornare all'uninominale maggioritario attraverso un referendum.
*senatore Pli nel Gruppo Udc
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