Al voto come gli indios L’America sceglie con il lancio di monetina

Des Moines (Iowa) E in caso di pareggio ci sarà il lancio della monetina: testa o croce. Così si decideranno le sorti di quello che potrebbe diventare il nuovo presidente degli Stati Uniti. Ma se i candidati repubblicani con lo stesso numero di preferenze fossero più di due, potrebbero essere anche tre o quattro (è accaduto diverse volte dal 1972, da quando si svolgono i caucus dell’Iowa), allora si prenderà un cappello, non importa di quale colore o materiale. Si metteranno dentro i nomi dei vari candidati ex aequo e un uomo maturo di età non specificata, non un minorenne (il regolamento non parla di donne, purtroppo per le femministe), estrarrà il bigliettino con il repubblicano vincente che si aggiudicherà il caucus (in americano significa assemblea). Una vittoria che potrebbe spianargli la nomination repubblicana e fors’anche la Casa Bianca. Altro che exit-poll. Altro che sondaggisti pagati centinaia di migliaia di dollari dai vari candidati repubblicani come Romney, Ron Paul, Santorum o Gingrich, i quali appena si alzano ogni mattina devono subito leggere le proiezioni elettorali per studiare la contromossa o la strategia elettorale da seguire immediatamente per limitare i danni o per approfittare del «momentum», dell’onda lunga favorevole che potrebbe portarli alla nomination.
Only in America, soltanto negli Stati Uniti può esistere ancora una votazione così strampalata, complicata, arzigogolata e per niente affatto democratica come sono i caucus dell’Iowa. Da non confondere affatto con le primarie come avvengono negli altri Stati dove ogni voto conta, eccome. Le primary sono un sistema proporzionale dove alla fine però chi prende più voti, anche uno soltanto, si aggiudica lo Stato. E così in proporzione il secondo e il terzo più votato avrà dei delegati, che lo rappresenteranno quando ci sarà la convention per nominare il candidato repubblicano alla Casa Bianca.
Nei caucus, vale a dire assemblee di votanti, si vota come facevano gli indiani nativi per eleggere due e anche tre secoli fa i loro capi tribù o stregoni. Nell’Iowa sono stati allestiti la scorsa notte ben 1784 assemblee, sparse nella capitale Des Moines, in ogni centro cittadino e nelle sconfinate campagne dove si produce il miglior granturco americano. Chi vince il numero maggiore di assemblee, vincerà il caucus dell’Iowa che manderà alla convention repubblicana appena l’1% dei delegati. Ma è importantissimo, anzi fondamentale, perché se si finisce primo, secondo o terzo si prosegue vento in poppa per le primary di martedì prossimo nel New Hampshire, quindi del Sud Carolina e poi della Florida. Se non si arriva nei primi tre posti nell’Iowa, la corsa alla Casa Bianca puoi dirsi già finita, prima di essere iniziata.
Ma come si è votato nell'Iowa, la scorsa notte, ha del comico e del raccapricciante se si parla di elezioni democratiche rappresentative. Da anni politologi, analisti, fondazioni culturali e istituzioni universitarie vogliono abolire questi caucus in quanto sono facili da manipolare e comprare alla luce del sole, perché ogni assemblea nelle campagne ha al massimo 30 elettori. Mentre nei centri cittadini si presentano non più di 80-90 votanti: sono piccole assemblee dove basta portare qualche zio, qualche amico e vicino di casa per avere la vittoria del caucus. In Iowa non si può votare per posta (absentee ballots, in americano), come nelle primary degli altri Stati dove il 25% degli americani decide in media di esprimere il proprio voto affidandosi alle poste o anche al voto elettronico.
In Iowa per votare bisogna essere fisicamente presenti dalle ore 19 alle 21, una regola che vale per tutte le 1784 assemblee. Per ben due ore, l’elettore deve rimanere all’interno del caucus, si inizia con l’inno americano e la mano destra nel cuore (chi arriva dopo l’inno non può più votare). Poi si deve ascoltare la presentazione che dura dai 2 ai 5 minuti dei delegati dei vari candidati. Ogni delegato si mette in un angolo della sala, circondato da chi voterà per il suo candidato. Poi si inizia la contrattazione, come avviene nelle fiere o in un’asta. Si invita ad alta voce elettori di altri candidati a lasciar perdere, perché perdenti. Infine si vota, dopo 2 ore, a scrutinio segreto. Sottobanco, prima che inizi l’assemblea il delegato ha già cercato di comprare più elettori possibili: si offre una cenetta, biglietti del cinema, buoni per l’acquisto di cibo e viaggi. Ma i delegati più furbi e scaltri usano altri trucchi: pochi secondi prima che inizi l’assemblea, fanno entrare a sorpresa più amici possibili, parenti o vicini convinti all’ultimo minuto. E la partita è vinta.

Poi c’è il trucco degli studenti e dei pensionati: basta raccattare, con qualche dollaro, un gruppetto di giovani e qualche arzillo pensionato dagli ospizi vicini e l’assemblea sarà conquistata.
Ogni mezzo è lecito nei caucus. I nativi indiani insegnano: loro offrivano cavalli, animali vari e le proprie figlie per l’elezione a capo tribù.

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