Roma - Quell’attimino di sospetto ci era venuto subito all’inizio dell’esibizione, appena Walter è salito sul pullman in partenza per il Cantagiro. «Lo slogan della nostra campagna elettorale - cantava con il microfono in mano - è mutuato da un giovane americano di colore su cui nessuno avrebbe scommesso un dollaro». Capito: Michael Jackson. Gli hanno persino pignorato il ranch, compreso i mobili e il parco giochi, non paga più nemmeno gli stipendi alla servitù. Ma gli sta bene a quel copione. Già, ma quale slogan? Quello della campagna elettorale del Partito democratico: «Si può fare». Tu che sei ingenuo magari vai a pensare a Obama-Kennedy-Truman. Invece no. La versione originale è un’altra: «Si può fare di più» di Bigazzi-Tozzi-Riefoli, Morandi, Ruggeri e Tozzi ci vinsero pure un festival di Sanremo. Segue programma del Pd per risolvere tutti i problemi dell’Italia: «Come fare non so, non lo sai neanche tu, ma di certo si può, dare di più». Dare di più però forse è di Visco. Vabbè in fondo niente di male, te la vuoi prendere per così poco? Se è per questo nemmeno la Sinistra Arcobaleno è nuova. È di Pintucci-Maini-Di Bari. «Erano i giorni dell’arcobaleno, finito l’inverno tornava il sereno, e in questa tua corsa incontro all'amore ti lasci alle spalle il tempo migliore». E il Migliore non puoi mica lasciarlo fuori dal programma.
Ma adesso pare sia cambiato tutto. Chi copia paga. Soprattutto alla Siae che ha scoperto, insieme alla Discoteca Nazionale di Stato, che il brano presentato a Sanremo da Loredana Bertè, Musica e parole, sarebbe una versione ricicciata di un brano datato 1988, Ultimo segreto, di Alberto Radius e Oscar Avogadro. E ai sensi dei commi 1 e 2 dell’articolo 8 del regolamento, Sanremo ha escluso Loredana dalla gara. Chi copia va fuori. E allora cosa si deve fare adesso con il Walter che per vincere le elezioni ha fotocopiato come un cinese il programma di Berlusconi? Certo uno può obiettare che il testo del brano scritto dalla Bertè in realtà è completamente diverso da quello dell’Ultimo segreto tranne che nel ritornello che recita «solo tu». Ma se è per questo anche il programma di Walter è uguale a quello del Pdl ma con parole diverse: lotta al precariato («Chi non lavora non fa l’amore» le parole esatte inserite nel programma di Walter»); meno tasse per tutti («La prima cosa bella» Ricchi ma anche Poveri); più sicurezza («Minchia signor tenente» di Giorgio Faletti) e perché no mettiamoci dentro anche la castrazione chimica per i pedofili («Quando, quando, quando», Tony Renis). Anche qui è uguale solo il ritornello: che nel caso di Veltroni è «Fiumi di parole» dei Jalisse. Perché le parole contano. Come quelle buttate lì qualche giorno fa sempre in giro con il Cantagiro: «Ognuno di noi ha un grande orgoglio dentro di sé, quello di essere italiani». «Un italiano vero», Toto Cutugno. Copiato anche lì.
Il problema è proprio questo. Che si fa adesso con quel copione del Walter? Ecco magari come a Sanremo. La Rai ha deciso comunque di consentire l’esibizione della Bertè «valutando la popolarità della cantante» spiega la nota. Perché Veltroni non è popolare anche lui? Popolare ma anche distinto. Ma in realtà non l’hanno mandata a casa perché dice Pippo Baudo «questo avrebbe significato il fallimento della sua vita». Già, mica si può. Per cui Loredana si esibirà fuori gara. Esattamente come Veltroni. Per partecipare, mica per vincere. Anche perché gli scommettitori inglesi hanno già fatto le quote. Sul sito di Bestsetting nella colonna «Special» tra i vari tipi di scommesse indicate, c’è anche la quotazione su chi sarà il prossimo primo ministro.
Numeri alla mano: le probabilità che vinca Belusconi sono il 68%, quelle che ce la faccia Loredana Veltroni solo il 32%, cioè la metà delle possibilità. Perché hai voglia a far finta che il governo Prodi non c’entri niente con te. Saranno pure cambiate la parole. Ma la musica è sempre la stessa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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