Il Watergate all’italiana? Controllavano Moana Pozzi

Tra chi curiosava nelle posizioni tributarie di politici e vip anche uno stagista del Fisco. «Spiata» pure la defunta pornostar. Per il blitz la Procura ha mobilitato 500 uomini

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Sarà anche un Watergate tricolore ma il caso dei «politici spiati» si va via via sgonfiando. L’elenco dei 128 dipendenti dello Stato che hanno cliccato «Romano Prodi» sul proprio computer, collegato all’anagrafe tributaria, al momento appare più come un popolo variegato che 007 che ordiscono trame occulte. Oziosi impiegati ultrasessantenni delle Entrate, stagisti di 25 anni delle Imposte dirette, come quello pizzicato a Udine, appuntati di Latina e archivisti delle Dogane. Incensurati, vivono in città diverse tra loro, non si conoscono. Cliccavano Prodi come Moana Pozzi, Giorgio Napolitano, Silvio Berlusconi e figli, il bomber Del Piero o Loris Capirossi. Per voyeurismo usa e getta. Durante le perquisizioni alcuni hanno ammesso, altri negato con forza. C’è chi dice che i 10 sottufficiali della GdF inquisiti facevano incetta di dati su Prodi e la moglie Flavia. Ignoti i fini. Si sa invece che sulla Finanza è gara a chi la spara più grossa. Forse che Roberto Speciale, il comandante, sta stretto al sottosegretario Vincenzo Visco. Che magari spera o trova sponda in qualche greca all’interno del Corpo. Voglioso di mettersi in mostra. Cinquecento uomini per oltre 250 perquisizioni non si erano visti nemmeno ai tempi di Provenzano o Riina. O ancora dei sequestri. Uomini raccordati dallo Scico, i corpi speciali delle Fiamme Gialle. In sede a Roma, a fianco alla tavernetta dove mangiano tutti insieme, hanno una banca dati vocale che raccoglie persino le voci dei boss di ’ndrangheta e mafia. Pezzi grossi, appunto, non la signora Angela delle Entrate di Barcellona Pozzi di Gotti che, con i cannelloni nel forno, tronfia rivelava al marito il reddito del neo presidente Prodi. Si è trovata perquisita. Dall’alba al tardo pomeriggio.
Il sostituto procuratore Francesco Prete vuol arrivarne a una. E così si è concentrato sui 10-12 accessi compiuti da finanzieri. Di questi la metà sarebbero istituzionali. Compiuti cioè per ragioni di servizio. E gli altri? Borgomanero (Novara), Sassari, Torino, Castrovillari (Cosenza), Roma, Sapri (Salerno), Asti, Frascati (Roma), Larino (Chieti) e Pisa le caserme dai quali sono partite le richieste. Ma poi per conoscere cosa? La dichiarazione dei redditi dei vip e politici, le loro proprietà immobiliari. Perché questo si viene a sapere dall’anagrafe tributaria. Quali natanti si possiedono, quali auto e su fino a case e terreni. E il valore catastale in caso di compravendite. Insomma, dati che con qualche pazienza si scaricano dai siti internet specializzati. Ci sono le ditte apposta. A iniziare dalla camera di Commercio telematica, il Cerved. Che, per capirci, al Giornale aveva fornito le notizie degli intrecci societari tra i coniugi Prodi, il fedelissimo consulente Angelo Rovati e passaggio dopo passaggio si arrivava a fiduciarie, società tra Rovati e persino Luca Cordero di Montezemolo. Il Cerved, miniera per qualsiasi giornalista che cerca retroscena e intrecci finanziari. Ma su internet trovi anche il catasto telematico (donazioni e compravendite immobiliari). Oggi puoi apprendere online a chi appartiene appartamento per appartamento un intero palazzo. Per questo Visco voleva rafforzare l’attuale anagrafe tributaria, ora un po’ appesantita dai mancati restyling investigativi. Sempre Visco. Che il 29 settembre ha firmato le due paginette, fronte retro, della denuncia con già individuati i 128 accessi con «Romano Prodi» e «Flavia Franzoni».
L’indagine potrebbe spingersi su altri fronti. Sulle password fantasma che vengono utilizzate per entrare all’anagrafe tributaria e ad altre banche dati senza lasciare traccia. Negli uffici circolano ancora vecchi codici di accesso non «spenti», lasciati da colleghi. Password formidabili: alcune non lasciano traccia, altre non corrispondono ad alcun dipendente dello Stato.

Per non parlare dei programmini di software che cambiano la sequenza e permetto l’accesso sotto mentite spoglie. Ma queste sono faccende complesse. Che la povera signora Angela di Pozzo di Gotti, lo stagista di Udine e forse nemmeno Visco immaginano.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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