U na Waterloo, e senza neppure la consolazione di sparire a SantElena. Già, perché oggi Raffaele Guariniello sarà di nuovo in procura ad approfondire nuove inchieste, a istruire nuovi processi, a chiedere nuovi rinvii a giudizio.
Il lavoro saprà lenire le ferite del Napoleone del doping, sconfitto, anzi tramortito dalla sentenza dappello. In quellincartamento elefantiaco non ci sono reati. In quella farmacia allestita dalla Juventus nei favolosi anni di Marcello Lippi non cè traccia di Epo. E le accuse di Zeman? Fumo, soltanto volute di fumo. Lamante di lady Chesterfield dovrebbe sapere di cosa si sta parlando.
Restano due anni di gogna mediatica per la Juventus, per il suo medico sociale e per il suo amministratore delegato. Cosa ne facciamo? Gettiamo tutto dietro le spalle? Oppure ci prepariamo a contare limporto del risarcimento danni? E chi, in questo caso, dovrebbe essere colui che risarcisce uno dei più grandi club calcistici del mondo di un simile crollo dimmagine? Troppe domande. Anzi, le solite domande di fronte a una sentenza dappello che è il negativo duna foto mandata in giro per due anni.
Lo chiamavano «teorema di Guariniello», giornali e Tv lhanno sbandierato come una verità assoluta, ci hanno ricamato sopra. Era fasullo. Suonava fesso come una campana incrinata. Qualche avvisaglia dellaffanno dellaccusa si poteva intuire nel corso del dibattimento. Insolito vedere il Pm anticipare le proprie linee guida a Le Monde. Insolito assistere alla sua offensiva sul Coni per chiedere, in corso dopera, la revisione delle regole antidoping.
La Juventus resta chiacchierata, certe macchie non si lavano più. Ma una sentenza dappello oggi dimostra che la Juventus è innocente. E che, quando hanno levato al cielo le mani in trionfo, i suoi giocatori erano più forti degli altri. Con i cardiotonici o senza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.