Su Internet lo vogliono uccidere, in tv sperano che muoia non importa come, nelle gallerie darte già gli hanno dipinto il funerale. Càpita che da partitico lantiberlusconismo si sia fatto multimediale. Un bel contrappasso, si dirà, per uno che della multimedialità è un magnate. Ma visto che poi, al lato pratico, qui toccherà a un certo punto rafforzare la scorta, occorre glissare sul lato filosofico della questione e restare al codice penale. Allistigazione per delinquere, per la precisione, quella ipotizzata dal guardasigilli Angelino Alfano quando il Giornale segnalò il gruppo Facebook «Uccidiamo Berlusconi».
La televisione, per dire. E sì che politici e intellettuali di sinistra sono i primi ad avvertire da anni, in principio fu il 1994 e non hanno più smesso, sui rischi del lavaggio del cervello, allurlo di: Silvio Berlusconi vince le elezioni solo grazie allappiattimento cerebrale dellopinione pubblica che guarda le «sue» tv. Devono averlo ripetuto per così tante volte da averci creduto persino loro, e aver deciso di tentare pure loro. Così, tocca vedere che cè cascato pure Ascanio Celestini, uno che ha parlato di Cicoria prima di Rutelli e per ben più alte interpretazioni della realtà, quella di Pasolini, uno che lInferno di Dante lo ha scoperto prima di Benigni, uno che dagli orrori nazisti alla lotta di classe aveva avuto di meglio da dire. Fino a qui, fino a Rai Tre, fino a Parla con me di Serena Dandini. Laltra sera ha raccontato la favola del piccolo paese in cui cè un piccolo presidente di una piccola azienda che produce carote. Il piccolo presidente vorrebbe che tutto il paese mangiasse solo carote. Poiché cè chi si ostina a non farlo, il piccolo presidente compra giornali e tv e poi si butta in politica, pardon, «scende in campo», sennò cera il dubbio che non stesse parlando del premier. Per costringere quei «farabutti» che ancora non mangiano carote a mangiarle, il presidente li fa incarcerare e bastonare dai «bastonatori del presidente», che non a caso ha un partito che si chiama «Il bastone e la carota». Per ribellarsi, la gente inizia a desiderare fortemente, anzi, «segretamente e clandestinamente», di cibarsi daltro, e funziona. Al picnic del primo maggio poi tutti si concentrano sullo stesso desiderio, e quel giorno il presidente muore.
La domanda sul perché poi tutti lo votino se lo vorrebbero morto è superflua, ovvio che la colpa è della tv. Certo non del web. Lì, dopo i 12mila finiti nel mirino della magistratura perché non si limitavano ad augurare la morte al premier, ma consigliavano come procurargliela, da un paio di giorni circola anche un video dal simpatico titolo: «Il ratto della Gelmini», tanto per non lasciare nulla di intentato. Lo ha messo in rete lUnione degli universitari, adesso spopola su Youtube. Cè il ministro dellIstruzione che torna a casa la sera, una macchina che si accosta, due ceffi che la sequestrano, lei che urla. Poi la scritta: «Abbiamo rapito Mariastella. Chiediamo come riscatto 2 miliardi di euro da consegnare alluniversità italiana, il ritiro del disegno di legge e della delega sul diritto allo studio». Ed è certo scherzoso il post di commento al video di «Mobasta123»: «Come resistere a uno spot simile? Mi istiga violenza». Che poi, per la cronaca: costretti a chiudere il gruppo «Uccidiamo Berlusconi» ne han creato un altro, provocatorio: «Uccidiamo tutti tranne Berlusconi», e cè tal Franz Schwartz che invece ne ha ricreati tanti, «Gli irriducibili di Uccidiamo Berlusconi», e promette di non smettere.
Comunque, toccate scaramantiche a parte, si può star tranquilli. Al funerale di Berlusconi, fra le bandiere dellItalia e quelle del Milan ci saranno tutti, non solo Gullit e Bettino Craxi, Giulio Andreotti e Fonzie e Maurizio Costanzo, ma pure Papa Ratzinger, Walter Veltroni, Roberto Benigni e uno che somiglia a Piero Marrazzo. «Il funerale di Berlusconi, 2008» lo ha dipinto il laboratorio siciliano Saccardi, che si autoproclama «pungente» e «dissacratorio» e, citando il caso Cogne, annuncia di prendere «di mira personaggi ed eventi mediatici fornendo la propria sarcastica interpretazione dei fatti». Per la rivista Arte trattasi di «neo pop», accanto al quadro il testo dice: «Rivisitazione in chiave moderna del famoso quadro di Renato Guttuso I funerali di Togliatti».
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