WEEK-END

Il paese del Reatino dedica il fine settimana al popolare tubero che sarà degustato in mille pietanze

Loredana Gelli

Fu importata in Europa dall’America e, da allora, non è più scomparsa dalle nostre tavole. Chi vuole fare una scorpacciata di patate fritte, lesse o «rescallate» non deve far altro che raggiungere la città reatina di Leonessa, annoverata tra le perle architettoniche dell’Italia Centrale. Oggi e domani, infatti, il popolare tubero, che vanta però origini esotiche, sarà in bella mostra su colorati stand gastronomici in tutta la sua versatilità: patate lessate e poi saltate in padella con cipolla e pancetta, croccanti patate fritte e gnocchi profumati al sugo di castrato o di tartufo. Assieme al farro, la patata leonessana, sia di pasta gialla che rossa, rappresenta uno dei prodotti di punta dell’economia agricola della zona. L’altitudine, la natura del terreno e le condizioni climatiche consentono di ottenere un prodotto di particolare pregio e ricco di vitamine. Tra le specialità culinarie primeggiano anche le zuppe e le minestre: squisito l’abbinamento delle patate con melanzane e peperoni o con carciofi e fave.
Durante la sagra viene allestita anche una mostra mercato ricca di prodotti tipici e oggetti d’artigianato locale e tanti oggetti e curiosità d’altri tempi. La città è posta su un altopiano circondato da splendide faggete, un profondo sperone terminante con il monte Tolentino. Tutt’intorno si erge una catena di belle montagne che raggiungono le massime altezze nel massiccio del Terminillo e del Monte Cambio. Nel periodo invernale, il luogo si trasforma in un attrezzato centro di sport invernali con le stazioni sciistiche di Campo Stella e del monte Tilia.
L’antica Gonessa fu, fino al 1400, città di confine settentrionale del Reame Napoletano e, alla corona napoletana rimase fedele fino a quando, nel 1860, entrò a far parte del Regno d’Italia. Alcune importanti opere pittoriche e architettoniche risalenti all’epoca rinascimentale, frutto anche del mecenatismo del duca Odoardo Farnese, fanno di questo piccolo centro una nicchia d’arte. Da visitare è la Chiesa di Santa Maria del Popolo, posta sulla via principale, che presenta, su una facciata, la chiara impronta medievale di un magnifico portale tardogotico. Non meno accattivante è la Chiesa di San Pietro, ornata da uno splendido campanile gotico e con all’interno una serie di bei dipinti seicenteschi di scuola emiliana, tra i quali, una «Assunzione e Santi» di Giovanni Lanfranco. Il fiore all’occhiello è, però, la chiesa di San Francesco, risalente al 1281 e ricca di affreschi rinvenuti nei sotterranei. Nell’ex convento annesso è possibile visitare un elegante chiostro, affrescato nelle lunette con episodi della vita di San Francesco. La chiesa, di stile romanico-abruzzese, è forse la più bella del Reatino e conserva nell’interno un tabernacolo ligneo dorato, varie statue dei primi del Cinquecento di origine umbra e la famosa cappella del Presepe dove si può ammirare un capolavoro cinquecentesco in terracotta policroma composto da trentasei personaggi posti su tre livelli diversi.
Ma forse il modo migliore per apprezzare Leonessa è passeggiare tra i suoi altipiani alla scoperta di spunti naturalistici di sicuro appeal.

Gli itinerari da percorrere sono infiniti: chi ama raccogliere frutti di bosco, per esempio, può avventurarsi fino ai prati di San Bartolomeo, seguendo l’antico percorso che collegava Leonessa a Rieti e dove transitavano, in transumanza, le pecore verso la campagna romana ed gli altri pascoli dello Stato Pontificio. Tutta la zona è ricca di noccioli, querce ed aceri e il sentiero si snoda tra suggestivi boschi di faggio.

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