«White list» per Expo: arrivano le imprese certificate antimafia

Nella grande lavagna degli appalti Expo, ecco la parte riservata ai «buoni»: alle aziende, cioè, che apriranno i loro uffici, i conti correnti e i cantieri ai controlli antimafia, in modo ben più approfondito di quanto la legge li obbligherebbe a fare, ed entreranno così nella white list, la«lista bianca» cui potranno ricorrere i vincitori degli appalti per il grande evento del 2015. La firma del decreto che istituisce ufficialmente le white list, atteso dall’aprile scorso, è avvenuta ieri mattina da parte del governo, ed è stata annunciata dal ministro degli Interni Roberto Maroni nel corso della sua visita di ieri all’Assolombarda.
L’istituzione delle «liste» era prevista nel decreto sulle Lineee guida per l’Expo dell’aprile 2011, quello sulle misure per garantire la trasparenza e la libera concorrenza nella realizzazione delle opere connesse allo svolgimento dell’Expo 2015», che di fatto trasferiva alla esposizione universale milanese gli stessi criteri applicati per la ricostruzione abruzzese post-terremoto. Si tratta, in sostanza, di una inversione delle procedure seguite finora: al meccanismo dei controlli e delle certificazioni anti-mafia, in uso da tempo e la cui efficacia viene sovente messa in discussione, si sostituiva una specie di autocandidatura da parte delle imprese con la coscienza a posto, pronte - pur di essere incluse nell’elenco - a essere passate ai raggi X da capo a piedi.
L’obiettivo è fare pulizia nella «filiera delle imprese», ovvero nel meccanismo dei subappalti a catena dove storicamente si inseriscono aziende collegate al crimine organizzato. Secondo quanto anticipato ieri da Maroni, il decreto istituisce le white list per i due settori di attività considerati in Lombardia a più alto rischio: il movimento terra e i cosiddetti «noli a caldo», cioè il noleggio di macchinari insieme al relativo personale. Sono attività che da anni - secondo quanto emerso nelle indagini del pool antimafia della Procura milanese - costituiscono terreno di riciclaggio in particolare per i capitali della ’ndrangheta calabrese, e che nei cantieri per l’alta velocità ferroviaria e per la linea 5 del metrò hanno visto l’ingresso in campo delle ruspe dei clan. Per questo già da aprile presso il Viminale era stato istituito il Gicex, un gruppo info-investigativo interforze dedicato interamente all’Expo milanese.
Ora, annuncia Maroni, arrivano le white list, per separare le imprese «buone» da quelle «cattive». Non ci sarà - questo va precisato - un dovere legale per i vincitori degli appalti Expo di ricorrere per i subappalti unicamente alle aziende della lista, perché un obbligo simile sarebbe stato probabilmente bocciato dall’Unione Europea.

Ma è chiaro che l’istituzione degli elenchi toglie un alibi ai grandi appaltatori: se non utilizzeranno la lista il giorno che si dovessero scoprire infiltrazioni mafiose nei loro cantieri, non potranno cavarsi di impiccio dicendo di avere fatto tutto il possibile.
Maroni ha inoltre concordato con Assolombarda la nascita di un pool di sessanta manager che collaboreranno con l’Agenzia che si occupa di gestire i beni sequestrati ai clan criminali.

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