"Eagle
Guardian", ecco come si chiama il piano segreto della Nato per rafforzare le difese della Polonia esteso a gennaio 2010 ai Paesi baltici:
Estonia, Lituania e Lettonia. Piano messo a punto per "fronteggiare" eventuali aggressioni armate da parte della Russia e che che rischia di
infiammare i rapporti tra Washington e Mosca.
Lo rivelano i media partner di Wikileaks, tra cui il Guardian, pubblicando 4
cablogrammi dall’ambasciata Usa alla Nato a Bruxelles. "Il comandante supremo in Europa (Saceur) ammiraglio James Stavridis ha proposto l’espansione del piano al
comitato militare della Nato", che "il 22 gennaio ha approvato l’espansione" agli Stati baltici, si legge in un cable dalla
missione Usa presso l’Alleanza Atlantica. "Nove divisioni Nato - americane, britanniche, tedesche e polacche - sono state identificate per partecipare alle
operazioni di combattimento in caso di un’aggressione armata contro la Polonia o i tre Stati baltici", scrive il Guardian. "I porti del nord della Polonia e quelli della Germania accoglieranno le truppe di assalto navali e le navi da guerra Usa e
Gb". La declassificazione del documento segreto era prevista, si legge nel
cable, nel 2030.
L’estensione di Eagle Guardian ai Paesi Baltici è stata "proposta dal governo tedesco, e il via libera definitivo
dovrebbe arrivare dopo che il ministro degli Esteri Westerwelle verrà informato pienamente sulla vicenda", si legge in
un altro cable del dicembre 2009 siglato dall’ambasciatore Usa presso la Nato, Ivo Daalder.
In un altro dispaccio, sono forniti dettagli sui negoziati tra Usa e Varsavia per dare alla Polonia "maggiore sicurezza",
dispiegando unità navali nei porti di Gdansk e Gdynia, e squadriglie di F-16.
Inoltre, è destinato a complicare ulteriormente le relazioni tra Usa e Russia, un dispaccio dell’ambasciata Usa a
Varsavia, nel quale i diplomatici Usa spiegano ai polacchi che il nuovo sistema di difesa antimissile "può essere
ri-orientato per fronteggiare minacce diverse da quelle rappresentate da Iran e Siria".
Mosca: interrogativi e stupore "Simili pubblicazioni provocano una serie di interrogativi e stupore", riiferisce una fonte del ministero degli Esteri russo - citata dall’Interfax - in riferimento alle nuove rivelazioni sull’esistenza di un piano Nato per proteggere Lettonia, Estonia e Lituania, da possibili aggressioni di Mosca. "I fatti - spiega la stessa fonte - dimostrano che la Russia non solo non sta aumentando la sua presenza militare ai confini con i paesi baltici menzionati ma anzi sta riducendo gli armamenti pesanti dislocati nella regione di Kaliningrad e sta anche tagliando il suo potenziale militare alle frontiere occidentali". "Abbiamo sempre espresso perplessità - prosegue la fonte citata dall’Interfax - quando i caccia dei paesi Nato stavano pattugliando i paesi baltici sottolineando che la Nato avrebbe, invece, dovuto esprimere il proprio potenziale per affrontare le minacce reali, come quelle terroristiche dell’area. Non quelle false".
Poi: sapevamo del piano In sostanza, dicono da Mosca "il piano Nato era stato elaborato 5-6 anni fa" e ilgoverno russo "era a conoscenza" del progetto "di operazioni strategiche, teoriche e concrete come l’accerchiamento, lo smembramento e la distruzione delle divisioni di Kaliningrad" precisa la fonte. Il progetto - prosegue - prevedeva un "rafforzamento del contingente marittimo dell’alleanza nei paesi baltici e il potenziamento delle forze dell’aviazione negli scali dei tre paesi per creare un ponte aereo in grado di portare marines dagli Usa e dalle altre basi americane" in caso di azioni aggressive di Mosca verso i tre stati del Baltico.
La Spagna. il terrorismo e un stato del Maghreb... I dispacci della diplomazia Usa da Madrid hanno riferito della preoccupazione del governo spagnolo per la possibile emergenza nel Maghreb, dove cresce l’influenza dei terroristi di Al Qaida, di uno stato "fuori controllo", secondo i documenti di Wikileaks pubblicate da El Pais. Per questo, hanno scritto i diplomatici Usa, Madrid ha subito cooperato con il governo militare mauritano nato dal golpe dell’agosto 2008, da cui invece Washington aveva preso le distanze. La Spagna, ha indicato l’ambasciata americana, non vuole uno stato fuori controllo a meno di 300 km dalle Canarie, e teme che la Mauritania corra il rischio di diventare una seconda Somalia. Dopo l’Algeria la Mauritania è il paese nordafricano più colpito dai terroristi di Al Qaida.
Pressioni Usa all'Onu per bloccare un iraniano Gli Stati Uniti fecero forti pressioni sull’organismo dell’Onu che si occupa di clima perchè bloccassero la candidatura di uno scienziato iraniano ad un posto chiave dell’organizzazione, sostenendo che in caso contrario si sarebbero creati parecchi problemi. È quanto emerge da un cablo di Wikileaks di cui dà notizia il britannico The Guardian. Secondo il documento ad un incontro a Ginevra nel 2008, la delegazione degli Stati Uniti fece presente al capo del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, Rajendra Pachauri, che Washington non avrebbe gradito che l’iraniano Mostafa Jafri divenisse uno dei suoi due vice in questo organismo chiave. L’altro era un esperto americano. Secondo gli Usa, Jafri era sì un valido esperto con collegamenti scientifici con Gran Bretagna e Giappone, ma era anche un alto funzionario iraniano e questo avrebbe complicato non poco il lavoro degli americani nell’organismo.
Missili della Corea del Nord a Siria, Iran e poi a Hezbollah La Corea del Nord vende missili e tecnologia militare a Iran e Siria, che finiscono nelle mani di Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza e gruppi armati in Iraq. A rivelarlo sono alcuni cablogrammi inviati dal Dipartimento di Stato e dalle ambasciate americane in diversi Stati del Medio Oriente riportati dai media partner di Wikileaks, tra cui lo spagnolo El Pais e l’americano New York Times. Dai documenti - si legge sul giornale madrileno - si può evincere che alla radice del traffico di armi tra i Paesi arabi più radicali "c’è il programma missilistico della Corea del Nord". In un cablogramma del 6 ottobre 2009 inviato dal Dipartimento di Stato si evidenzia, ad esempio che "la Siria è un altro dei clienti chiave della Corea del Nord, che ha fornito Damasco di missili Scud-C con un raggio di 500 chilometri e di tecnologia" per estendere il raggio d’azione a "700 chilometri". Stesso discorso per l’Iran al quale Pyongyang "continua a fornire assistenza per i programmi missilistici". Un documento del 22 febbraio scorso inviato dall’ambasciata americana a Tel Aviv rivela invece "un imminente trasporto di missili Scud da Siria a Hezbollah in Libano", tracciando così una delle vie principali del traffico di armi in Asia. E gli Usa non sembrano affatto contenti, tanto che il segretario di Stato Hillary Clinton, sempre nel febbraio scorso invia personalmente un cablogramma alla Siria per dire "basta" alla consegna di missili balistici. "Siamo a conoscenza - scrive la Clinton - di tentativi in corso da parte siriana di dotare Hezbollah di missili balistici. Devo sottolineare che questa attività è fonte di profonda preoccupazione per il mio governo, e vi diffidiamo con forza dal continuare con questa seria escalation". L’arsenale nelle mani di Hezbollah, secondo i dispacci americani, annovera 50 mila razzi e missili, alcune decine dei quali in grado di colpire Israele. Secondo i documenti "intercettati" da Wikileaks, nel corso del 2009 da Teheran arrivano armi a gruppi armati in Iraq, a Hamas a Gaza e a Hazbollah in Libano.
Armi via Sudan E uno dei transiti più utilizzati è il Sudan, tanto che nel gennaio del 2009 Washington esercita una forte pressione sul governo di Khartoum per impedire l’arrivo di armi provenienti dall’Iran e destinate a Gaza che, secondo
l’intelligence statunitense, giungono a Khartoum in velivoli "della compagnia Al Badr". La risposta del Sudan, tuttavia, è deludente: "Gli aerei trasportano solo attrezzature agricole", viene comunicato agli Stati Uniti.
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