Come Wojtyla, adesso è a suo agio tra le folle

A piccoli passi, vincendo la preoccupazione per un viaggio lungo, temuto e per sua stessa ammissione «logorante», l’ottantunenne Benedetto XVI ha scritto un altro importante capitolo del suo pontificato. Si era discusso non poco sull’opportunità di questa trasferta transoceanica, un volo lungo un giorno intero con un’unica breve sosta a Darwin. Joseph Ratzinger, che soffre particolarmente il cambiamento di fuso orario e fin dai primi anni Novanta ha avuto problemi cardio-circolatori, ha superato questo scoglio, grazie ai provvidenziali primi tre giorni di riposo, nonostante il successivo programma denso di celebrazioni, incontri e discorsi. Ha sopportato bene le lunghe cerimonie, mostrando di saper misurare le forze.

Si era detto, subito dopo la sua elezione, nell’aprile 2005, che il successore del Papa globetrotter Giovanni Paolo II avrebbe viaggiato poco, a causa dell’età: da allora non solo ha visitato vari Paesi europei, ma ha fatto viaggi in Brasile, Stati Uniti e ora in Australia. In settembre andrà a Parigi e Lourdes, e per l’anno prossimo sono allo studio trasferte in Messico (per il raduno mondiale delle famiglie) e in Africa. È noto il desiderio del Pontefice di potersi recare in Giordania, Israele e Territori palestinesi, ovviamente se le condizioni per un tale viaggio si realizzeranno; come pure c’è chi prospetta la possibilità di un viaggio in India. Allo stesso modo, il Papa che non ama le messe oceaniche e i raduni-spettacolo, ha fatto esperienza della bontà dell’intuizione del suo predecessore e ha appena finito di celebrare la sua seconda Giornata mondiale della Gioventù, con una messa dove si è cantato anche in gregoriano, ma durante la quale abbiamo assistito a una suggestiva processione del vangelo accompagnato da canti e danze di aborigeni con la gonna di paglia.

Sempre timido davanti alle folle, sempre sorpreso, come il primo giorno, dell’affetto dei giovani, che magari hanno fatto un po’ difficoltà a seguire la veloce lettura dei suoi discorsi in inglese, ma lo acclamano come acclamavano Wojtyla, Papa Ratzinger prima ha detto «addio» ai 350mila ragazzi nell’ippodromo di Randwick, poi ha corretto con un «arrivederci», concludendo: «Spero di rivedervi fra tre anni», a Madrid.

Dopo questi giorni vissuti a Sydney è ancora più evidente che le centinaia di migliaia di giovani pacifici e festanti, che hanno «invaso» la città senza creare alcun incidente, che l’hanno percorsa a piedi in lungo e in largo, che hanno pregato e ascoltato catechesi, rappresentano una

forza straordinaria. E non seguono questo o quel Papa, ma «il» Papa, in quanto vicario, testimone e annunciatore di una persona viva e presente da duemila anni, la risposta alle attese più profonde del cuore dell’uomo.

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