Maria Rosa Quario
da Pragelato
La «sprint» è una gara da furbi, da scaltri, da fondisti che oltre a essere veloci sanno anche mettersi nel posto giusto al momento giusto. Non per niente, la sprint è sempre stata la gara di Christian Zorzi, bronzo olimpico, argento mondiale e un tot di vittorie in coppa del mondo. Ieri, nello stadio strapieno di Pragelato, sembrava loccasione buona per la consacrazione di Zorro, presentato dallo speaker come «leroe della staffetta azzurra». Sembrava ed era, loccasione giusta, tanto più dopo le qualificazioni (5° tempo in scioltezza) e le prime batterie a eliminazione diretta. Zorro era sempre davanti, sicuro, intoccabile. Il bello è che con lui avanzavano in massa altri due italiani, Loris Frasnelli e Freddy Schwienbacher, mentre fra le donne entrava in semifinale Arianna Follis, che chiuderà poi con un settimo posto («soddisfacente, mi spiace solo di non aver fatto la finalissima») nella gara vinta dalla carneade canadese Crawford.
Tutto bello, tutto liscio fino alle semifinali, tre azzurri nei primi otto sicuri, chissà quante medaglie, in tribuna si sognava, ma allimprovviso il vento girava e tutto cominciava ad andare storto. Nella prima semifinale Schwimbo partiva lento, rischiava di venire coinvolto nella caduta del campione olimpico uscente, il norvegese Hetland, e nel finale non ne aveva più per rientrare sullimbattible Lind e sul francese Darragon. Andrà meglio nella seconda, per forza, con due azzurri al via opposti a due norvegesi e allo svedese Fredriksson. Ma Loris Frasnelli spaccava un bastoncino prima ancora di uscire dal cancelletto e solo in fondo al primo rettilineo, con gli altri già lontani, il norvegese Thomas Alsgaard, giustiziere di Fauner nella volata di Nagano 98 ora allenatore degli svedesi, gliene passava uno, ma troppo alto e con manopola tarocca, tanto che a qualcuno veniva il dubbio che il gesto sportivo avesse un secondo fine. Mentre davanti Zorzi andava via sciolto e entrava in finale con Fredriksson, Frasnelli recuperava fino al terzo posto, ma era fuori dalla finalissima. «Grande rabbia, soprattutto perché se anchio fossi entrato in finale per lItalia la centesima medaglia sarebbe arrivata di sicuro».
Ma cè ancora Zorzi signori, in finalissima contro gli svedesi neocampioni olimpici della sprint a coppie e il francese - occhio a lui che è in giornata -, ma totale fiducia a Zorro, uno che una volta in finale non tradisce mai.
Pronti via, Zorro sa bene cosa deve fare, limportante, ne ha parlato poco prima con i tecnici, è non andare davanti sulla discesa che lancia verso il tratto finale, stare «a ruota», in quel caso, sarà fondamentale. Zorro è furbo, Zorro è scaltro, Zorro è veloce. Il ritmo è lento, nessuno prende liniziativa, e al giro di boa, in cima alla salita, i quattro finalisti fanno addirittura un surplace in stile ciclistico. Nessuno vuole partire primo nella discesa, ma allimprovviso qualcuno lo fa, ma diamine, è proprio Zorzi, e a Sepp Chenetti, lallenatore degli azzurri, viene un colpo. Ma non è finita. In fondo alla discesa, come previsto, gli svedesi passano via lazzurro che però reagisce bene, ma pochi metri dopo, proprio nel punto in cui si deve cominciare a prendere posizione per la volata, allimprovviso Zorro sembra fermarsi, gli altri tre vanno via e lui resta indietro, inesorabilmente. Che è successo? «È successo che ancora una volta a essere corretti si passa per... , perché gli altri con noi non sono mai corretti e Fredriksson dopo avermi pestato ben bene gli sci in discesa mi ha anche piantato la punta del bastoncino nello sterno, qui, guardate, ho anche il segno, mi ha quasi spinto via, mi ha fermato».
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