Zucchero a sopresa assolve Silvio: "Che male fa?"

Il cantautore: "Preferisco i goliardi che amano le donne ai noiosi... E al cavaliere non c'è alternativa"

Zucchero a sopresa assolve Silvio: "Che male fa?"

Massì, ma dai, erano tutti lì che non ci credevano. Ma come, arriva Zucchero a Brescello dove sessant’anni fa hanno girato i cinque film di Peppone e Don Camillo e si siede proprio alla scrivania che Gino Cervi usava sul set per battere a macchina i suoi discorsi da sindaco del tipo «il partito impone che...», «la congiura reazionaria», «il capitalismo padrone» e vai con il dizionario (mica tanto) vetero comunista. Atmosfera giusta, già si pregustava il titolone. Poi addirittura lui dice che «mi sento sempre come Peppone» e quindi era quasi certo: ci siamo con l’attacco a Berlusconi. Il momento, poi, è quello giusto, sapete il bunga bunga e tutte quelle cose lì. Invece ciccia. A puntuale domanda, Zucchero, quello che non le ha mai mandate a dire, si stringe nelle spalle e dice: «Sicuramente preferisco le persone goliardiche alle mattonate irreprensibili».

Occhi spalancati: ma come. Già: «Non vedo questo grande casino se a uno piacciono le donne». Insomma, Zucchero, uno che solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica, proprio lui, fa quello che bisognerebbe fare, ossia mantenersi equilibrati, non sprofondare nel qualunquismo a tutti i costi. Specialmente se non si conoscono bene i dettagli. E difatti lui dice puntuale: «Non li conosco». Però conosce ciò che pensa la gente, anche all’estero: «Sai cosa mi dicono? In Italia d’altra parte non ci sono alternative a Berlusconi».

E poi aggiunge, mica a caso: «Conosco Prodi, conosco Sircana con cui ho anche suonato la chitarra e magari su di loro potrei esprimere un parere. Ma Berlusconi non lo conosco e non mi sento di giudicarlo. Come faccio a dire la mia opinione se non conosco la persona?».

Elementare, Watson.
Bada bene, non è un’assoluzione. Ma nemmeno una condanna. È il parere di una rockstar che non si è mai tirata indietro e lasciamo perdere l’ossessione di chiedere sempre alle rockstar i pareri politici (cosa che accade solo in Italia e solo con i cantanti: c’è qualcuno che chiede a Cassano o a Del Piero che cosa vota? Suvvia). Insomma, alla fine è il pensiero di un cantante dichiaratamente di sinistra, presumibilmente neanche favorevole a Berlusconi, sicuramente abituato a dirne di cotte e di crude senza farsi troppi problemi. L’archivio è pieno zeppo: frecciate al Festival di Sanremo, battutine a Vasco (forse), polemica su Jovanotti e la canzone del dopo terremoto a L’Aquila. E sono solo le prime che vengono in mente.

Esplosivo e davvero rock, Zucchero ha sempre parlato chiaro, ha scatenato polemiche e talvolta - come dice il gergo dei maligni - l’ha anche fatta fuori dal vasino pagandone pure le conseguenze (ricordate Striscia?). Perciò non è mai stato iscritto al campionato di diplomazia. E oggi, capirete, sarebbe una passeggiatina guadagnarsi una standing ovation facile facile con un paio di battutine precise sul caso Ruby. Ma niente. Un commento, questo sì, pacato e obiettivo. Perciò la notizia è una non notizia: Zucchero non ha sparato contro Berlusconi, non è entrato nel coro, non ha cercato l’applauso gratis. Delusione collettiva, bisogna ammetterlo.
Comunque.
Quasi quasi il paradosso è che oggi, visto il tempo politico che fa, sia proprio una rockstar non di primo pelo, uno che tanti anni fa ha persino fatto arrabbiare un’acqua cheta come Mogol, a dare una lezione di equilibrio. Volendo, è stato ancora più rock del solito. Ossia più trasgressivo. Ha evitato il luogo comune, si è mantenuto sottovento annusando il conformismo un tanto al chilo che ormai va così di moda e comunque - nel caso Berlusconi - guadagna sempre paginate e titoloni ben strillati. E, per dirla tutta, presentando ieri il suo sorprendente nuovo disco Chocabeck, prodotto da santoni del rock come Don Was o Brendan O’Brien e zeppo di collaborazioni gallonate come quella con Bono degli U2 o Brian Wilson dei Beach Boys, lui si è anche messo a commentare il verso «Ho visto fedi false fare solo guai» (da Il suono della domenica) azzardandosi persino a parlare della Palestina.

Attenzione: senza esaltarla, guarda un po’. «Quando scoppiano guerre come quella tra Israele e Palestina, quelle sono frutto di fedi false come canto qui nella canzone». Tutto qui. Lucido. Roba rock. Roba che serva da lezione.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica