Il club Cernobbio batte Aspen uno a zero. Monti vs Tremonti partita chiusa. Se il prof dovesse davvero, nelle prossime ore, diventare premier, il Governo Ambrosetti sarebbe in piedi. È chiaro agli habitué della zuppa, che le spezie da cucinare in questo caso sono tutte di ottima qualità. È come confrontare la Caccia con gli Scacchi o il Clubino con l’Unione. L’atlantismo dell’Aspen presieduto da Tremonti perde una partita contro l’europeismo celebrato da Monti e Napolitano sulle rive del lago di Como. Altro che poteri forti, qui sono gli interessi ad essere forti. Aspen e Ambrosetti sono i due club della politica che contano in Italia. I loro partecipanti si confondono e si assomigliano, ma alla fine gli happy few che a stanze chiuse chiacchierano dei destini del mondo, cioè di Roma, hanno profili diversi.
E mai come quest’anno l’accoglienza degli Ambrosetti’s boys nei confronti del presidente dell’Aspen e ministro dell’Economia è stata fredda. Eppure l’Aspen ha rappresentato la cucina più organizzata delle nomine pubbliche. Dal club è uscita la Polverini, il bazoliano Gorno Tempini e il banchierone americano Tamagnini (entrambi dalle parti del risparmio postale italiano), Colombo (Enel),Castellano (Sace).E così via.D’Altronde Tremonti era riuscito a mettere insieme un parterre a lui molto congeniale: leghisti che contano (Reguzzoni e Super Giorgetti), democratici che parlano bene (Letta, Bassanini e Nicola Rossi), burocrati di livello ( da Grilli a Sadun a Scannapieco) e magistrati che pesano, come Francesco Greco. La lista è ovviamente molto più lunga (vicepresidente è Amato, sì, proprio lui, il grande concorrente di Monti)e l’organizzazione molto seria.Tavole rotonde sempre di alto livello e seminari di due giorni (il prossimo a Firenze il 19 novembre). Invitati rigorosamente vagliati e paganti.
Con il possibile arrivo di Monti (che peraltro non si è fatto mancare qualche Aspen) a Palazzo Chigi, volano le quotazioni di Ambrosetti. L’incontro fu inventato da Beniamino Andreatta ed esordì nel 1975: all’epoca si scelse luglio per la prima puntata. Da quel momento in poi è diventato il centro della tecnocrazia europea. In riva al lago non è mai mancato un commissario europeo o un banchiere di Francoforte. Villa d’Este, dove si tiene l’incontro,a settembre diventa la foresteria di Bruxelles (e lo capiamo). L’anima dossettiana, prodiana dell’iniziale Cernobbio si è poi temperata con le spinte liberali delle burocrazie economiche europee, alla Monti. Il presidente della Repubblica interviene in videoconferenza, i partecipanti si bevono le relazioni dei commissari, chiusi anche loro tra le porte di una segretezza che è sempre meno tale.
La zuppa va al sodo, altrimenti si scuoce. Per chi avesse qualche ambizione politico economica, Cernobbio potrebbe diventare ancor di più il luogo dove stare. Stile Mr Geox, che ha certo nessun bisogno di farsi vedere, ma che partecipa ad entrambi. Quest’anno si è pure beccato un bell’invito a Cannes, tendenza G20. E a noi, che per anni abbiamo considerato Cernobbio (dove i giornalisti, come i cani, vengono accettati, ma con la museruola, cioè fuori dalla stanza) una noiosa passerella di cose già dette, la pena che ci spetta:l’irrilevanza.Così si fa.Un Cernobbio a settembre, un Aspen a novembre, tessendo tessendo. E raccontandoci quanto è brutto e poco interessante un Paese così scarsamente meritocratico e tutto basato sulle relazioni. Appunto. Viva Ambrosetti.
Ps. A proposito di relazioni, il neoconsigliere dell’Eni, Alessandro Profumo (un aspeniano con juicio) non ha gradito i rapporti del suo ceo, Paolo Scaroni, con Luigi Bisignani, che si compiaceva della defenestrazione proprio di Profumo. In una riunione glielo avrebbe detto a brutto muso. Vatti a fidare di questa indiscrezione.
Ma siamo certi che Magic Alex abbia chiesto che il comitato di controllo interno, oggi affidato a Lorenzi, la smetta di dipendere direttamente dal ceo. E risponda piuttosto al consiglio nella sua interezza. Chissà come si metteranno d’accordo.
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