La Zuppa di Porro La verità su Unicredit

Nuovo tonfo di Unicredit: -37% in tre giorni. Ecco tutta la verità sul killer della banca

La Zuppa di Porro La verità su Unicredit

La zuppa oggi si occupa del caso Unicredit. Di caso si tratta. In tre giorni ha perso il 37% del suo valore.Da quando è stato annuncia­to l’a­umento di capitale la banca ha dimezzato la ca­pitalizzazione. Partiamo dal killer.È un’oscura au­thority europea ( si chiama Eba) che ha deciso di ob­b­ligare le barche nel mezzo di una tempesta a met­tere in ordine sottocoperta invece che occuparsi del timone. Una follia. E Unicredit che resta la più solida delle nostre banche è il paziente zero.

È la pri­ma banca europea che, costretta dalle nuove regole (il 20 di questo mese potreb­bero essere rimandate, c’è da augurarselo), ha av­viato l’aumento di capitale. Si tratta della cifra mon­stre di 7,5 miliardi. Come detto, dal momento del­l’annuncio sono piovute le vendite. Perché? 1. Il nocciolo stabile degli azionisti della banca ha circa un quarto del capitale in mano. Solo l’11 per cento però dei soci Unicredit si è vincolato a par­tecipare alla sottoscrizione. Gli altri si sono tenuti le mani libere.

Successe la medesima cosa in Mps, quando Caltagirone e Axa non firmarono alcun commitment all’aumento (impegno a versare i sol­di) ma poi alla fine lo fecero comunque.C’è il fonda­to sospetto che gli azionisti storici della banca stia­no facendo un gioco che già riuscì loro in un altro aumento di capitale. Per farla semplice: hanno ven­duto le azioni di Unicredit e le ricompreranno a prezzi molto inferiori nei prossimi giorni. La cosa non è ovviamente così semplice.

E dalle parti di Merrill Lynch e Mediobanca sono stati proposti de­gli accorgimenti tecnici ( strutture)per fare l’opera­zione. Il vantaggio è evidente.L’annuncio di un au­mento di capitale, soprattutto di questi tempi, am­mazza un titolo. Io vendo oggi e compro quando il paziente è in stato comatoso. E in questo modo mantengo la mia quota della banca senza diluirmi e a prezzi ragionevoli. Il risultato sul mercato è che il titolo crolli. 2.

Unicredit è una banca dal largo flottante. Il con­sorzio di garanzia e collocamento capeggiato da Mediobanca e Merrill Lynch ha dunque un proble­mino. Ciò che non verrà sottoscritto dagli azionisti stabili (abbiamo visto che fino a ora c’è la garanzia di una partecipazione solo dell’11 per cento) se lo dovranno tenere nei loro bilanci le due banche (con tutto il vasto consorzio). Per farla semplice: se nessuno sottoscrivesse le nuove azioni di Unicre­dit ( ipotesi impossibile) il consorzio di collocamen­to diventerebbe il nuovo padrone della banca.

Ov­viamente non ne ha alcuna intenzione. Ma nel con­tempo sa che molta della nuova carta in aumento di capitale resterà invenduta. Il rischio è che le ban­che del co­nsorzio di collocamento e garanzia si bec­chino in faccia una sonora perdita. Come è avvenu­to per gli aumenti di Ubi e Bipiemme. La Consob ha vietato le vendite allo scoperto che permetterebbe­ro di vendere oggi titoli Unicredit che non si hanno, ma che si potrebbero avere in portafoglio domani. Le banche del collocamento che rischiano (sulla carta) di portarsi a casa da 5,2 a 6,5 miliardi di titoli Unicredit, stanno stipulando delle «polizze assicu­rative ».

Non entriamo nei dettagli (in buona sostan­za si comp­rano put fuori dai normali circuiti regola­mentati anche se formalmente è vietato), ma l’effe­t­to è quello della palla di neve: per garantirsi dal crol­lo di borsa di Unicredit, lo alimentano. E bypassa­no il divieto di vendita allo scoperto. La facciamo semplice. Avere costretto ad aumen­tare il capitale ad Unicredit è stata una follia. I soci non hanno risorse per farlo, e le banche per garan­tirne il buon esito. Tutti si attrezzano per far andare in porto l’operazione con il minor danno possibile.

Oggi la banca vale circa 8 miliardi. Le due partecipa­zioni che essa ha in Turchia e Polonia, e che sono quotate in quelle Borse, da sole valgono più di sette miliardi. Ha un patrimonio netto tangibile di 46 mi­liardi.

Insomma l’effetto che si vede oggi sui merca­ti non solo non rispecchia il valore della banca, non solo è figlio dell’avversione al rischio che c’è di que­sti tempi, ma è anche il risultato della follia burocra­tica di questa Europa.

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