In via Zuretti fiori e tanta rabbia: «Il nostro quartiere è sotto tiro»

Folla sul marciapiede dove è stato ucciso Abdul. Gli assassini? Per molti due balordi, per altri lavoratori

«Brava gente, che si fa un mazzo così dalla mattina alla sera», «No, dei violenti sempre pronti e menare le mani», «Macché, inquilini educati». È un ritratto in chiaro scuro quello che emerge muovendosi nelle poche decine di metri che separano via Zuretti 42 da piazza Greco 10, ovvero il bar dalla casa dove abitano Fausto e Daniele Cristofoli, 51 e 31 anni, da ieri gli «assassini». Su padre e figlio pesa infatti l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, ma non dall’odio razziale. Avrebbero colpito a morte Abdul Samir Guibre non perché nero, ma perché convinti avesse rubato l’incasso della nottata. Il tragico episodio ha sconvolto l’intero quartiere. Sul luogo in cui il ragazzo ha perso la vita sono apparsi bigliettini e decine di mazzi di fiori. Mentre i residenti hanno lasciato sfogo alla rabbia: «Ci sentiamo sotto assedio».
Intanto, l’avvocato dei presunti killer precisa: «Altro che picchiatori, altro che razzisti, i miei assistiti lavorano duramente - dice Elisabetta Radici -. Tutti i giorni aprono lo “Shining” dalle 6 alle 20. Poi al giovedì, venerdì e sabato, appena chiuso il bar, salgono sul loro chiosco mobile e vanno in giro a vendere panini. Per poi rientrare alle 5, parcheggiano il furgone davanti al locale, scaricano la merce deperibile e aspettano che la madre dia loro il cambio». Il legale, tuttavia, non nega qualche ombra sul loro passato: «Il padre ha un precedente vecchio di vent’anni, una rapina mi pare, peraltro pagato con il carcere. Il figlio aveva strappato il giubbotto a un compagno di scuola che gli aveva rubato l’accendino. Una bravata».
«È gente aggressiva e violenta - commentano alcuni residenti di via Zuretti - sempre pronta a picchiare». Una giovane cinese ricorda come Daniele abbia pestato senza motivo suo fratello. Arriva un signore robusto, abbronzato, con i capelli bianchi. «Sono dei balordi, altro che. Proprio in questi giorni nascondevano in cortile un motorino rubato. Lui, il Fausto, menava regolarmente moglie e figlio». Un quadro desolante, forse alimentato però da inimicizie e antipatie personali, che cambia totalmente appena ci spostiamo in piazza Greco. Esce il custode: «I Cristofoli? Brava gente». Escono alcune signore. Una donna ricorda un gestaccio fatto dal ragazzo quando lei lo rimproverò perché il suo cane, un Husky, gli stava sporcando il marciapiede davanti al negozio. Questo è quanto. Per il resto le solite frasi. «Il padre lo si vedeva poco, era sempre al lavoro - dice un’altra vicina -. La madre invece si incontrava qualche volta a fare la spesa. Gentile, educata. Ma non dava molta confidenza». Anche il ragazzo frequentava poco il quartiere. Lo ricorda appena il barista biondo sotto casa: «Io sono qui da maggio. L’ho conosciuto che camminava con le stampelle, un incidente in moto.

Ora si era ripreso, anche se zoppicava ancora. Veniva quasi sempre verso le quattro. Beveva una birra, due chiacchiere tra “colleghi”. Niente di più».
Niente di più se non che Fausto e Daniele sono a San Vittore, accusati di omicidio.

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