Assunzioni facili e primarie sospette La Sanitopoli umbra fa tremare il Pd

RomaLe cronache umbre parlano di una fila di politici davanti agli uffici della procura. Vogliono sapere se sono indagati e se, prima o poi, si vedranno recapitare l’avviso di garanzia per Sanitopoli, come è già successo ad almeno dodici colleghi, politici e amministratori. Tutti del Pd. Un’inchiesta enorme, in particolare per una regione piccola come l’Umbria, anche se i particolari - lamentano i cronisti - non escono dal tribunale. In questo caso il segreto istruttorio sta funzionando.
Si sa che l’accusa ai politici è peculato. E che l’indagine punta a perseguire «illeciti rapporti tra soggetti privati con dirigenti amministrativi pubblici». Più in concreto, le forze dell’ordine stanno sequestrando materiale e acquisendo informazioni su nomine, assunzioni negli uffici pubblici e in aziende partecipate, appalti, concessione di finanziamenti e crediti bancari. E anche su un appartamento regalato in cambio del via libera alla costruzione di un residence.
Le indagini - ha riportato il Corriere dell’Umbria - si stanno concentrando anche su «rimborsi spese relativi alle elezioni primarie». Difficile capire di quali primarie si tratti. Quelle per il leader, nazionale e regionale del Pd, quelle per il candidato premier del centrosinistra, oppure le votazioni per scegliere il candidato alla presidenza della Regione, la sfida tra Catiuscia Marini e Gianpiero Bocci, che ha visto prevalere la prima, attuale governatore della Regione. Impossibile, almeno al momento, anche capire se i soldi per sostenere un candidato alle primarie Pd che interessano i giudici siano privati oppure pubblici.
Il primo nome di indagato a uscire è stato quello di Maria Gigliola Rosignoli, presidente di Agenzia umbra sanità, l’ente che si occupa degli acquisti e delle forniture per gli ospedali. Al momento Rosignoli è anche l’unica vittima eccellente visto che la sua nomina è stata revocata giovedì dalla giunta regionale. Dimissioni a metà perché è rimasta in carica come presidente della Asl di Foligno. Per essere rimossa da lì dovrebbe essere licenziata. Poi c’è il consigliere regionale del Pd Luca Barberini. L’accusa riguarda i suoi trascorsi alla Asl 3, la stessa di Rosignoli. Ha suscitato clamore l’avviso di garanzia a Sandra Santoni, portavoce della stessa azienda sanitaria e, soprattutto, ex braccio destro di Maria Rita Lorenzetti, potente ex governatrice dell’Umbria per due mandati e attuale presidente di Italferr, società del gruppo Ferrovie dello Stato.
Tutto il materiale sequestrato riguarda decisioni prese nel periodo della precedente giunta. Si parla di un cd rom con tutte le attività della Santoni in dieci anni di governo regionale. Ci sono anche intercettazioni. Nell’elenco degli indagati sono finiti anche il sindaco di Foligno Nando Mismetti, un giovane folignate, militante Pd attivissimo, un imprenditore campano e il presidente delle farmacie comunali Alessandro D’Ingecco.
Un caso anche politico che ha spinto le opposizioni a chiedere l’intervento dei revisori nella Asl incriminata, una commissione d’inchiesta e, soprattutto, soluzioni che mettano fine al «sistema clientelare» che vige nella regione.

«Siamo ormai abituati a vedere inchieste che terminano con imputazioni a carico di singoli dirigenti o imprenditori - spiega Fiammetta Modena, portavoce del Pdl e della Lega in Umbria - ma, al di là di qualche dimissione o sospensione dall’incarico, non si discute mai della responsabilità politica della Regione, mentre è evidente che non c’è alcuna discontinuità tra la giunta Lorenzetti e quella attuale». La presidente della regione Marini ieri ha assicurato che l’inchiesta non mette in discussione la qualità del sistema sanitario umbro. Ma la qualità della classe dirigente umbra sì, replicano le opposizioni.

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