Il chiavarese che lascia il Parlamento senza fiato

A Roma ormai molti conoscono il «Ratto delle petizioni». Che, per carità, non ha nulla a che fare con il mitologico rapimento delle altrui donne da parte di un gruppetto di immigrati extracomunitari capitanati da un fratricida con aspirazioni da capostipite del mondo civile. E, per quanto temuto possa essere diventato anche da molti deputati e senatori, non è neppure da confondersi con qualsivoglia roditore. Il Ratto in questione è con la maiuscola, come maiuscolo è il suo senso civico, il suo desiderio di applicazione letterale della Costituzione repubblicana. Ratto è il primo cognome di Fabio, chiavarese infaticabile nella meritoria fiducia che ripone nelle italiche istituzioni. E così, una volta al Senato e una volta alla Camera, invia un malloppo di fogli dattiloscritti e spessi più o meno una risma per riconoscere un senso all’articolo 50 della Carta fondamentale che i padri costituenti diedero al Paese appena smaltito il cenone del Natale 1947 e pochi giorni prima di andare a brindare al «Quarantotto» che stava per iniziare. Insomma, Fabio Ratto Trabucco è l’autore di una serie di «petizioni», cioè di quegli atti che, a termini di Costituzione, «tutti i cittadini possono rivolgere alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità».
La cosa a dir poco incredibile è anche la varietà delle «comuni necessità» espresse dal cittadino chiavarese che dimostra anzitutto un’ampia conoscenza delle più impensabili problematiche sociali e poi anche un innato altruismo, dovendo escludere che tutti gli argomenti sui quali chiede più attenzione da parte del Parlamento possano essere dettati da suoi interessi personali. E infatti, nell’ultima tornata di petizioni, elencate in aula nella seduta di lunedì scorso dalla Camera dei Deputati, la segretaria Silvana Mura ha citato anche quella mirante alla «depenalizzazione della pratica del naturismo e disciplina delle strutture turistico-ricettive riservate ai naturisti», che è stata subito girata alla XII commissione Affari sociali. Firmata da Fabio Ratto Trabucco al pari di quella che chiede «la riduzione dell’Iva sui prodotti di prima necessità per l’infanzia», o quella per ottenere «interventi per la costruzione di un monumento commemorativo per le vittime degli infortuni sul lavoro».
Il Ratto delle petizioni spazia, nella stessa seduta, dall’acquacoltura biologica all’adozione internazionale, dal «luogo elettivo di nascita» alla «riconoscibilità e la tutela dei prodotti realizzati in Italia con l’istituzione del marchio “totally in Italy”» che verrà preso in considerazione dalla X commissione Attività produttive. E così l’elenco delle 22 petizioni, tutte corredate di consigli utili per facilitare il lavoro dei parlamentari, si aggiunge a quelli che già in passato sono stati sottoposti dal chiavarese all’attenzione del legislatore. E non si pensi che da parte di Trabucco si tratti semplicemente di una manìa, di un’inspiegabile desiderio da soddisfare con l’invio di petizioni destinate al capiente «archivio» di Montecitorio o di Palazzo Madama. Il cittadino infatti ama seguire il percorso delle sue iniziative, visto che in passato un plico di sue petizioni erano anche state annunciate in una seduta del Senato, ma successivamente da lui stesso ritirate proprio all’indomani della lettura in aula.

Sì perché i regolamenti prevedono che in apertura di seduta il segretario dia lettura dell’elenco delle petizioni, citandone il mittente e il titolo. Un momento che magari non assumerà il pathos di una votazione sulla fiducia al governo Prodi nelle mani di Dini e Cossiga, ma che è pur sempre mandato in diretta dai canali satellitari del Senato e della Camera.

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