Gamberale e non solo Gli errori che tornano

Ma­nager di lungo corso, in carriera ha fatto tan­te cose ma è passato alla storia per una, aver ottenuto il più alto risarcimento pagato dallo Stato per ingiusta detenzione ed ingiusto processo

Vito Gamberale è un ma­nager di lungo corso. In carriera ha fatto tan­te cose di successo ma è passato alla storia per una, cioè aver ottenuto il più alto ri­sarcimento pagato dallo Stato per ingiusta detenzione ed in­giusto processo. Un clamoroso errore giudiziario commesso nel ’94 dalla procura di Napoli, dove oggi ancora oggi lavora co­me se nulla fosse uno dei due pm che lo in­quisirono. Oltre cento gior­ni di carcere per tangenti mai prese ne date hanno la­sciato il segno su di lui e sul­la sua fami­glia. Era, e mi risulta sia tut­tora, un galantuomo. Non si è ar­reso e oggi, quasi vent’anni do­po, si ritrova alle prese con una magistratura che lo riguarda con sospetto su ipotesi che, co­me allora, sanno più di teoremi che di reati. Al centro c’è la ven­dita da parte del Comune di Mi­lano, a corto di soldi, di quote della Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpen­sa.

Gamberale si è fatto avanti, con la sua finanziaria ha fatto una offerta congrua e con tutte le garanzie del caso. Tutto ap­posto dunque? No, qualcuno sostiene che il bando della gara è stato fatto troppo in fretta (a mio avviso è un merito) per es­sere vero. Da qui il caso Gambe­rale che sta facendo tremare la giunta Pisapia.

I casi sono due. O Pisapia e Gamberale sono due ladri che si sono fregati soldi dei milanesi, oppure il caso è l'ennesimo esempio di come in Italia sia im­possibile concludere affari an­che utili alla comunità senza fini­re nella palude del sospetto di­rei a prescindere. Io propendo per la seconda ipotesi. Pisapia è avversario politico da battere nell’urna, non usando la faci­le scorciatoia delle aule giu­diziarie.

La cosa vale per le vendite milionarie dei comuni (le tan­to auspicate pri­vatizzazioni) così come do­vrebbe valere per il resto. Ma a Mi­lano non tira questa aria e mi in­quieta altrettanto l’avviso di ga­ranzia ricevuto ieri da Romano La Russa, assessore alla Regione Lombardia e fratello dell’ex mini­stro. Una accusa roboante, finan­ziamento illecito, per il pagamen­to sospetto della stampa di santi­ni elettorali e manifesti (valore 10mila euro) utilizzati a Vercelli. La sproporzione tra l’effetto me­diatico e la sostanza (tutta da ac­certare) dell’eventuale reato è evi­dente e quindi sospetta.

Se per fa­re cadere un governo (quello Formigoni), si avvia anche la caccia ai santini è segno che qualcuno ha davvero qualche santo (toga­to) in paradiso. E presto capire­mo chi è. 

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