Inchiesta Loiero, spunta la ’ndrangheta

Per l’Antimafia i fondi europei finivano a un giro di imprese vicine al crimine organizzato

Riceviamo e pubblichiamo:
Si precisa che, in riferimento al procedimento Why Not, la posizione del Dottor Indrieri è stata rapidamente archiviata dal Gip in data 14 ottobre 2010 su richiesta dello stesso Pm.
Avvocato Barbara Dimasi

Luca Rocca

da Catanzaro

La nuova inchiesta che vede indagato per corruzione il governatore della Calabria, Agazio Loiero, ha un retroscena ancora tutto da svelare. Nell’informazione di garanzia emessa dalla Procura di Catanzaro si fa infatti riferimento a un versamento di centomila euro a favore di Loiero da parte sia di Antonio Saladino, indagato principale dell’inchiesta «Why Not», che dell’imprenditore calabrese Antonino Gatto, dal 2001 presidente del colosso alimentare Despar. Ed è proprio sul nome di Gatto che gli inquirenti stanno approfondendo. Poche settimane fa, infatti, si è svolta l’audizione in Commissione antimafia del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Emilio Ledonne, e dei suoi colleghi Alberto Cisterna e Vincenzo Macrì. I tre magistrati hanno riferito che a Cosenza esiste un’organizzazione che da molti anni incassa i finanziamenti pubblici, facendo risultare falsamente che vengano utilizzati per la creazione e lo sviluppo di imprese. Le cifre elencate da Ledonne sono impressionanti: poche società titolari di 50mila conti correnti, 2700 appartamenti, 2200 terreni, con depositi per 10 miliardi di euro e 171 milioni in titoli. In comune tutte queste aziende hanno una cosa: sono state create da imprenditori del Reggino, di Vibo Valentia e di Lamezia Terme, e hanno un unico domicilio fiscale a Cosenza, per la precisione lo studio di un commercialista. A questo indirizzo fanno, dunque, riferimento le tante imprese, o pseudo tali, che si sono aggiudicate l’80 per cento dei finanziamenti pubblici garantiti dalla legge 488.
Sullo sfondo, secondo gli inquirenti, ci sarebbe la solita ’ndrangheta, senza cui nulla sembra muoversi in terra calabra. Titolari dello studio commercialista che farebbe da capofila a un sistema di imprese collegate al mondo della politica e alla ’ndrangheta, sono Francesco Indrieri, noto commercialista cosentino, già indagato dalla Procura di Catanzaro proprio nell’ambito dell’inchiesta «Why Not», e Salvatore Gatto, fratello di Antonino Gatto, anch’egli indagato nella stessa inchiesta e ora sotto indagine per il finanziamento a Loiero in cambio di favori e poltrone. Secondo le rivelazioni dell’Antimafia, dunque, dallo studio di Indrieri e Gatto passavano gran parte dei finanziamenti provenienti dall’Unione Europea, un filone questo che per altre strade ha portato a Romano Prodi e al suo entourage, a cominciare dal parlamentare del Pd, Sandro Gozi.

Va detto, infine, che dopo l’audizione di Ledonne, la Commissione antimafia sta cercando di capire il perché dell’inerzia di alcuni settori della polizia giudiziaria e di certe procure, di cui ha parlato proprio il magistrato.
Il senatore di Forza Italia, Antonio Gentile, segretario della Commissione Antimafia, non ha dubbi: «Si vada fino in fondo e lo si faccia in fretta».

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