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Il dottore sotto inchiesta: mi dimetto. I colleghi: avrà più tempo per giocare

Dai netturbini fino ai manager intergalattici passando per avvocati, commercianti, tutori dell'ordine eccetera eccetera, ciascuna categoria professionale ha le sue cosiddette mele marce. Che ingegnandosi a rendere più divertente o più redditizio (o entrambe le cose) il tempo dedicato al lavoro compiono azioni meritevoli di denuncia e processo. Quando non la fanno franca capita che finiscano sul giornale. E grazie a un bergamasco e a quattro reggini, oggi tocca ai medici.
Il primo, il dirigente sanitario 46enne Lorenzo Damia, è indagato per falso, truffa aggravata ai danni di un ente pubblico e false attestazioni e certificazioni perché mentre si dedicava al suo sport preferito, il tennis, all'amministrazione che gli paga lo stipendio risultava regolarmente in servizio presso il reparto di Odontostomatologia degli Ospedali riuniti di Bergamo. Lo ha scoperto la Guardia di finanza, in un'operazione mirata alla lotta contro lo spreco di spesa pubblica, che ha ripreso molti dei match disputati in un centro sportivo di Bergamo e ha confrontato gli orari delle «timbrature» del cartellino. Tutte compilate a mano per attestare a posteriori, evitando il badge elettronico, la presenza continuativa sul luogo di lavoro. Oltre che guai penali, il medico-tennista dovrebbe subire un processo davanti alla Corte dei conti, per danno erariale, e rischia il licenziamento. Ora dice di voler lasciare il lavoro e in attesa della lettera di dimissioni ai «Riuniti» i colleghi commentano: «Così avrà più tempo per giocare a tennis, ma non a spese del contribuente».
Nella Locride, invece, la truffa medica (e gli altri reati connessi) è stata scoperta dai carabinieri, che hanno denunciato quattro medici di base convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, che percepivano illecitamente compensi previsti per una «associazione medica mista» di fatto non operante. L'associazione, che per limitare il ricorso al pronto soccorso prevede ambulatori aperti per un orario più ampio rispetto allo studio medico, attribuisce ai medici che ne fanno parte compensi maggiorati per ogni singolo assistito. E le indagini avrebbero dimostrato che l'ambulatorio dei quattro estrosi e imprevedibili dottori, in teoria aperto dalle 8 alle 20, in realtà era spesso chiuso perché i sanitari erano chissà dove. Uno di loro si sarebbe più volte assentato per attività sindacali dichiarando che il suo turno sarebbe stato garantito figlio (specializzando in medicina generale), il quale invece era anch'egli spesso assente per la frequenza di corsi universitari. Lo stesso medico, insieme con un collega, avrebbe anche falsamente dichiarato l'assunzione di collaboratori di segreteria, percependo così illecitamente gli ulteriori incentivi previsti.

I quattro sanitari, coinvolti a vario titolo nella vicenda, sono stati denunciati alla procura della Repubblica di Locri che nei loro confronti ha emesso avvisi di garanzia per falsità ideologica e truffa al Servizio sanitario nazionale che avrebbero procurato all'erario un danno, corrispondente ai compensi percepiti, quantificato in circa 165mila euro.

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