Sea, ecco gli uomini della trattativa segreta

Sea, ecco gli uomini della trattativa segreta

Enrico Lagattolla

Il manager sembrava sicuro del fatto suo. «Stai tranquillo, il bando lo faranno per noi». Così parlava Mauro Maia, braccio destro di Vito Gamberale nell’avventura finanziaria che ha portato il fondo di investimenti F2i ad acquistare dal Comune di Milano quasi il 30% di Sea, la società che gestisce gli aeroporti lombardi. «Tranquillo», gli dice il 14 luglio del 2011, quattro mesi prima che Palazzo Marino pubblichi il bando per mettere in vendita la quota della società. È a partire da questa intercettazione - pubblicata dal Giornale pochi giorni fa - che Procura e Gdf iniziano a scavare in un affare ritenuto sospetto. Come faceva Maia a rassicurare già in luglio il suo principale su come sarebbe andata a finire la privatizzazione? Oggi il Giornale è in grado di indicare due nomi chiave dell’inchiesta, e sono nomi importanti perché portano l’affare Sea nel cuore dei due giganteschi studi legali in cui da sempre, sotto ogni maggioranza politica, a Milano si preparano gli affari importanti: lo studio Bonelli-Erede-Pappalardo e lo studio Chiomenti.
La tesi degli inquirenti è che la gara d’appalto non sarebbe stata regolare, tanto che Gamberale e Maia sono indagati con l’accusa di turbativa d’asta. Ma in che modo sarebbero state inquinate le acque? Nei decreti di perquisizione eseguiti il 15 maggio, dettagli ce ne sono pochi. Anzi, viene compiuto un piccolo depistaggio. Si fa il nome di Andrea Mennillo, un commercialista milanese che avrebbe ricevuto delle fees, delle provvigioni, da F2i per la pratica Sea. In realtà Mennillo - che da qualche tempo risulta irreperibile - si era effettivamente accreditato presso Gamberale come «facilitatore» dell’operazione Sea, vantando agganci in Comune. Ma poi si rivelò inutile.
Ben più pesanti gli altri nomi ancora custoditi nella parte sommersa dell’inchiesta, che rischia di essere la prima grana giudiziaria per il sindaco Giuliano Pisapia e il potente assessore al Bilancio Bruno Tabacci. In scena entrano due importanti avvocati d’affari che fin dalla tarda primavera dell’anno scorso (quando cioè la vendita di Sea non era neanche lontanamente sulla carta) sarebbero stati incaricati da F2i e dal Comune di costruire un bando ad hoc. Ovvero, è il sospetto della Procura, strutturando in accordo l’intera operazione, così che il fondo di Gamberale si aggiudicasse la gara, e con il rilancio di un euro sulla basa d’asta di 385 milioni.
«Hanno visto il documento» dice Maia a Gamberale il 14 luglio, dopo che l’amministratore delegato di F2i gli chiede come dovesse essere strutturato il fondo. Ora si scopre che «il documento» a cui il manager fa riferimento è la corporate governance, in sostanza lo schema di organizzazione aziendale che F2i dovrà presentare per entrare nei parametri del bando Sea. Ma chi lo avrebbe visto? Ed è qui che entrano in scena i due avvocati, che nell’affare Sea ricoprono un ruolo cruciale. Si tratta di Mario Roli, legale nello studio Bonelli-Erede-Pappalardo, (che con Palazzo Marino collaborò tra il 2006 e il 2007, quando l’allora sindaco Letizia Moratti chiese una consulenza su Aem), e di Carlo Croff, socio di riferimento dello studio Chiomenti, un colosso con oltre 300 professionisti sparsi nelle sedi di mezzo mondo.
A un certo punto, Roli e Croff escono allo scoperto: sono loro due, nel dicembre scorso, ad assistere rispettivamente Comune e F2i nella chiusura dell’accordo. Ma stando a quanto raccontano le carte dell’inchiesta, Roli e Croff avrebbero curato gli aspetti contrattuali dell’affare molti mesi prima che l’ipotesi di vendere Sea prendesse ufficalmente corpo. Ciascuno per la propria parte, ma - ed è il punto critico dell’intera vicenda - uno accanto all’altro, e molto tempo prima che il Comune rendesse pubblica l’intenzione di mettere sul mercato il 29,75% della società pubblica. Addirittura, quasi in concomitanza con l’elezione di Pisapia a sindaco di Milano (maggio del 2011), come se la cessione della società aeroportuale fosse la priorità dell’amministrazione che si stava insediando a Palazzo Marino. E a raccontare che i due avvocati avrebbero lavorato gomito a gomito per strutturare la gara d’appalto sono proprio Gamberale e Maia, già il 14 luglio dell’anno scorso, facendo al telefono i nomi di Roli e Croff. Quando l’amministratore delegato di F2i chiede «ma allora cosa dobbiamo fare?».

E il suo braccio destro - intercettato dalla Gdf di Firenze, che passerà le carte ai magistrati milanesi - lo rassicura. «Non ti preoccupare che ci entriamo, il bando lo faranno per noi». Pubblico e privato, è il sospetto degli inquirenti, seduti allo stesso tavolo. Prima ancora che il tavolo venga apparecchiato.

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