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Sette giorni per cambiare la testa

Sette giorni per cambiare la testa

S ette giorni potranno cambiare la Juventus? Questo è il problema, oggi è un dubbio. L'ultima esibizione non favorisce ottimismo. La squadra si affanna a difendere vittorie che, invece, andrebbero gestite con il pilota automatico. Smarrite le sicurezze difensive che il trio storico aveva consolidato, Barzagli fa i conti con il logorio di una carriera eccellente, Chiellini sopravvive con il carattere, Bonucci è un reduce di se stesso. Non è soltanto questo il guaio che affligge la Juventus negli ultimi minuti delle partite. La squadra ha vinto l'impossibile, nei numeri, però mai confortato dalla qualità del gioco, da uno sviluppo omogeneo, fluido e costante della manovra. Allegri, con Landucci, porta avanti una idea che ha fruttato scudetti, coppe Italia e due finali di Champions ma chi ricorda una serie di grandi partite bianconere? Quale è la firma che l'allenatore livornese ha dato al proprio lavoro? Ovviamente cinque titoli, in attesa del sesto, restano fissi e incontestabili nel suo curriculum. Ma a Napoli, come in altre esibizioni di questa stagione, la Juventus si è persa nel canneto, evidenziando limiti mentali e fatica fisica.

Se il centrocampo è in eterno turn over (Pjanic, ammonito, è rimasto in campo, ma di che cosa parlano, nell'intervallo, l'allenatore e il suo staff?), l'attacco è una combinazione strana: Dybala è il bersaglio facile della casa bianconera. Allegri ribatte adducendo i minuti, tanti, in cui Dybala è stato impiegato ma, oggi, l'argentino è un lusso inutile, piace agli amanti del football, non al tecnico e ai dirigenti, per certi capricci, dentro e fuori dal campo. Dybala gregario (come Bernardeschi, violentato a centrocampo), è una bestemmia al senso del calcio, antico e moderno. L'insistenza su Mandzukic all'ala è mistero della fede (lo schemino del calcio d'inizio, palla lunga per la testa del croato, è roba ormai parrocchiale). Cristiano Ronaldo si batte e si sbatte, si presta ad un ruolo totale che non è il suo, è un campione che, con questo non gioco, si intossica e si deprime. I suoi lamenti finiscono per demotivare i compagni che non hanno la camiseta, la cattiveria (Ramos) e i piedi degli artisti del Real Madrid. Sette giorni dovrebbero servire ad Allegri per cambiare la testa. Ma a se stesso, più che alla squadra.

Questa è l'impresa più difficile.

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