Luke "Dylan" Perry, il bello e dannato icona di "Beverly Hills"

Colpito da ictus, non ce l'ha fatta. Reso celebre dalla serie tv, non uscì mai da quel ruolo

Luke "Dylan" Perry,  il bello e dannato icona di "Beverly Hills"

Ci sono attori che restano inchiodati a un ruolo, per quanti sforzi facciano. A Luke Perry, morto ieri a 52 anni per le conseguenze di un ictus devastante, è capitato. Per tutti sarà sempre il Dylan McKay di Beverly Hills 90210. La serie è stato davvero un programma di culto degli anni Novanta. Il vero prototipo del Teen Drama. E Perry, che quando iniziarono le riprese aveva 23 anni ha interpretato il personaggio che più ha catalizzato l'attenzione delle giovani Fans. Il suo personaggio era quello del bello e dannato per antonomasia, modellato senza nemmeno porsi il problema dell'eccesso di somiglianza, sull'icona di James Dean, a partire dalla Porsche nera su cui rombava in tutte le puntate della serie. Luke Perry diede così, dopo essere stato scartato ai casting per altri personaggi della serie, viso, ieratico e malizioso, e voce, calda e avvolgente, a un ragazzo tenebroso figlio di un miliardario di Beverly Hills. Non fu certo una interpretazione da Oscar. In effetti quei anni Novanta erano prodotti ad anni luce di distanza da quelli di oggi, visto che ormai le serie hanno mezzi e cast superiori ad Hollywood.

Però Perry nel suo essere iconico funzionava perfettamente sul pubblico giovane dell'epoca. Poi gli sceneggiatori azzeccarono la dinamica emotiva perfetta: nelle prime stagioni il giovane McKay fa coppia con la morettina Brenda (Shannen Doherty), la tempestosa e irrequieta sorella di Brandon. Poi con la sua migliore amica, la biondissima, Kelly. Anche qui un giochino emotivo non proprio nuovo e che funzionava sin dalla commedia dell'arte, ma bastevole ad inchiodare di fronte a televisori, con molti meno canali di ora, milioni di persone. Il mito di Luke Perry era nato e non si sarebbe spento più. Però ogni mito è anche una gabbia. Perry ha faticato a fare altro. Anche se come attore ci ha provato. Già nel 1992 era in Buffy-l'ammazza Vampiri film non così fortunato seguito poi da una serie fortunatissima (ma senza di lui). Finì anche in vacanze di Natale '95, riuscendo nella non facile impresa di far sembrare molto bravi gli attori italiani al suo confronto. Gli andò meglio con una parte non centrale ne Il quinto elemento di Luc Besson.

Più interessante la serie di fantascienza Jeremiah tratta dal fumetto di Hermann Huppen. Però capitava di sentir dire: «Ehi guarda c'è quello di Beverly Hills che sta in uno strano futuro dove sono tutti morti per una malattia...». C'è voluto del tempo e dell'impegno per riuscire ad essere convincente in ruoli diversi. Intanto Perry si è dedicato con costanza alle opere benefiche e alla lotta all'Aids. Alla fine ci è riuscito, dopo una serie di parti dimenticate e dimenticabili, aiutato anche dall'avere un aspetto molto più adulto, partecipando da settembre 2016 alla serie Riverdale.

Proprio per questo probabilmente, anche se nei giorni scorsi Fox ha annunciato l'arrivo di un revival di Beverly Hills 90210, con il ritorno del cast originale, Perry aveva deciso di non firmare alcun contratto per apparire nella nuova serie. Purtroppo la malattia non gli ha dato il tempo di cementare questa sua nuova carriera adulta.

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