Un giorno da avatar

Viaggio nel laboratorio di "Kinect Sport Rivals", il nuovo gioco per Xbox nel quale va in campo il nostro alter ego in pixel. Ma a sudare siamo sempre noi...

Un giorno da avatar

nostro inviato a Birmingham

Buongiorno, mi presento: sono un Avatar. Non un avatar qualunque, ma uno che di professione fa lo sportivo, e che sportivo: io non ho rivali, anzi Rivals. Insomma: giusto per spiegare meglio, io sono un Campione. E vi spiego da dove comincia la cosa.

Innanzitutto sono nato in un modo molto semplice: c'è un tipo, aldilà dello schermo, che si è piazzato davanti una cosa chiamata Kinect. Che cos'è? Per dirla in soldoni uno sofisticatissimo strumento attaccato alla console Xbox One, in pratica è mio papà. Già, perché Kinect con quel tipo davanti si è messa in azione, e ha cominciato a creare sullo schermo centinaia di puntini che magicamente si sono mischiati. Prima il corpo, poi le gambe, poi il busto, poi la pancia (eh sì, quel tipo lì un po' di pancetta ce l'ha), infine la testa fino al sorriso. E voilà, eccomi. Tra l'altro un po' più bello di lui, perché con un'aggiustatina via telecomando, abbiamo fatto sparire un po' di fianchi e abbiamo aggiunto qualche capello in più. In pratica: io sono lui ma in realtà sono io. Il Campione. Il suo.

Eccomi allora, vivo in questo mondo che si chiama appunto «Kinect Sport Rivals»: metti il dischetto nella console e io appaio. E mi metto a rivaleggiare con altri avatar del pianeta Terra - visto che via internet riesco ad abbattere tutti i confini - in sei sport: arrampicata, gare di moto d'acqua, calcio, tennis, tiro a segno e bowling (e qui non mi batte nessuno). E sappiate che tutto è davvero reale tra noi, tanto che voi aldilà dello schemo non noterete la differenza: vi sembrerà proprio di essere qui. Anche perché se non vi muovete voi davanti alla Kinect noi stiamo fermi: mica dobbiamo fare tutta 'sta fatica da soli, no?

Insomma: papà Kinect legge il vostro corpo, voi fate finta (ma mica tamto) di gareggiare e noi lo facciamo per voi. Con la vostra immagine. Davvero una soddisfazione, se poi ci mettete che coppe e medaglie restano aldiqua del vetro. Impossibile? Beh, qui alla Rare - lo studio che crea videogames in mezzo alla campagna britannica - nulla è impossibile. Per esempio: per rendermi più reale del reale hanno lavorato oltre di 100 persone per due anni. E quando tra poco, l'11 aprile, quando Sport Rivals arriverà nelle case dei videogiocatori, vedrete che roba. E poi, comunque, ho ascoltato di nascosto i discorsi che quel tipo aldilà dello schermo faceva con la gente di Rare. Per dire: Danny Isaac, il produttore, ha detto che non è finita qui. «Cominciamo a vedere come reagiscono i consumatori, aggiungeremo sicuramente altri sport non appena possibile. La nuova Kinect è una grande rivoluzione, si può comandare con la voce e i gesti, legge ottanta punti del corpo per realizzare immagini definite e il nostro lavoro è ottimizzare il design con i movimenti per rendere il gioco a un livello mai visto prima». Avete capito, dunque? Una rivoluzione. Eppoi Craig Duncan, il capo degli sviluppatori di Rare, ha pure aggiunto che il loro compito è «rendere più leggera e divertente l'esperienza con Kinect. Dev'essere tutto più naturale possibile». Diciamolo però, forse il calcio lo è un po' meno degli altri, si può solo tirare o parare. Però per Duncan va bene così: «Non abbiamo voluto tempi morti, d'altronde in una partita quelle sono due azioni che occupano l'80 per cento del tempo. È il momento bello del match: io che sono un tifoso sfegatato del Liverpool ve lo posso confermare». E anch'io confermo tutto, visto che vedo l'uomo che mi sta davanti un po' affannato ma sorridente: d'altronde ha appena vinto ai supplementari...

Insomma, un clic e si ricomincia, vai con un'altra

sfida: questi sono i primi tentativi e io continuo ad allenarmi proseguendomi la mia vita felice da avatar fino a quando non ci vedremo a casa vostra. E mi sa, a vedere la faccia di quello lì, che ci divertiremo un sacco.

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