Dopo 12 giorni sequestrata la casa di Tommy

Gli investigatori sono convinti che il bambino sequestrato sia ancora vivo e sospettano che non sia lontano. Ma ancora nessuno è in grado di avanzare ipotesi sul perché sia stato rapito

Andrea Acquarone

nostro inviato a Parma

Giorno dodicesimo: di Tommaso ancora nessuna notizia. Nessun avvistamento, nessun segnale. Se non parlassimo di un rapimento, o perlomeno della storia orribile di un bimbo di diciassette mesi rubato da casa all'ora di cena, si potrebbe sperare. Ma questo no, non è un semplice diario di bordo. Ad ogni ora che trascorre, cresce l'angoscia, la paura per ciò che si sente ma non si vede. Dove sei Tommy?
Ieri, l'ennesima, giornata interlocutoria. La villetta di Casalbaroncolo ora è un luogo deserto. La villetta è sotto sequestro. In serata, Paola Bellinghelli, la mamma di Tommaso, era tornata nella casa teatro del sequestro, accompagnata da un'auto della squadra mobile, così com'era successo anche ieri sera. Dopo qualche minuto la donna è stata riaccompagnata a Martorano, nella casa degli zii di Tommaso. Poi al casale sono stati messi i sigilli. Prima i Ris hanno fatto il loro lavoro, l'hanno controllata, setacciata, in laboratorio analizzano maniacalmente ogni reperto. È nelle loro mani una delle ultime speranze di ritrovare questo bimbo malato d'epilessia. Cercando di capire, innanzitutto, se qualcuno e soprattutto chi possa aver mentito. Qualcosa sembra non tornare. Le tracce parlano e non rispondono sempre nello stesso modo dei testimoni. Ci sarebbe del nastro adesivo, del tipo di quello «cartaceo» utilizzato dagli imbianchini, stavolta a raccontare una storia diversa. Almeno nelle modalità del sequestro. Il papà e la mamma di Tommaso ripetono di essersi slegati dopo parecchi minuti, il figlio maggiore Sebastiano, otto anni, ha sempre confermato ripetendo per filo e per segno la stessa sequenza. «Ci siamo liberati rompendo i legacci coi denti». Ma ecco il dubbio, le impronte dei loro incisivi i carabinieri della scientifica non le avrebbero trovate. Anzi, secondo loro, lo scotch sarebbe stato tagliato di netto. Con una forbice o un cutter. Guardando le matrici del rotolo rimasto nella casa i militari sono risaliti a chi lo aveva venduto. Si tratta di un colorificio di Sorbolo, il paesello non lontano dalla cascina. Apparterebbe a un lotto venduto almeno due mesi fa. E il proprietario del negozio non ricorda di averlo mai venduto a una di quelle persone che gli inquirenti gli hanno fatto vedere in foto. Ovvero Paolo Onofri oltre a qualcuno degli artigiani che in primavera lavoravano nella sua nuova abitazione.
Dura il silenzio proclamato dagli inquirenti poco dopo il «misfatto». In un brutto gioco che assomiglia allo scaricabarile. «Chiedete alla polizia, domandate ai magistrati, fatevelo dire dai carabinieri». Ma esiste un vero responsabile di quest'indagine, mentre tutti si interrogano e mezz'Italia rivede lo spettro di Cogne? Tanti sospetti, magari anche indizi, ma di concreto nulla, mentre il tempo passa.
Questa la drammatica realtà. Il procuratore Errede continua a riunirsi negli uffici di via San Marcellino, con gli uomini in divisa. Esce e non parla. I responsabili dello Sco, più che rispondere, invece, adesso ringhiano: evidentemente si parla solo quando le cose vanno bene. Il procuratore capo Silverio Piro convoca per la tarda mattinata il pediatra del piccolo ostaggio. Routine, non è certo lui la chiave dell'inchiesta. Lo fa attendere in sala d'aspetto per un'ora prima di ascoltarlo. Poi novanta minuti di domande incrociate. «Tecniche», come a testa bassa, riferisce uscendo intimorito lo stesso medico. Gli hanno vietato di parlare. Poi tocca a una donna.
Poco dopo a entrare nell'ufficio del magistrato è l'uomo che qualcuno ha definito supertestimone. Ovvero quell'operaio che aveva lavorato alla ristrutturazione della villetta di Casalbaroncolo e già ascoltato a lungo nei giorni scorsi. C'è pure un suo collega. Sembra che tra un lavoro e l'altro fossero diventati intimi del direttore dell'ufficio postale. Che da ieri però è un ex direttore, almeno provvisoriamente. Dietro la sua scrivania di via Montebello ora siede un nuovo responsabile, mandato dai vertici di Roma a sostituirlo e che per ora cerca solo di non farsi riprendere dalle telecamere. Scotta quella poltrona.
Eppure, nonostante le giornate di caccia senza esito, le piste vere o presunte, le notti insonni, chi sta cercando Tommy continua a mostrare fiducia. Il piccino sarebbe vivo, e probabilmente non lontano da casa, da quella sua famiglia polverizzata in diretta.

Suo fratello entra in classe con altri bambini che in tv sentono dire che suo padre è pedofilo. Alla moglie hanno invece raccontato dei presunti tradimenti di quel marito duro e taciturno. Ripetendole che è lui a dover svelare il mistero di un rapimento senza spiegazioni. Mentre il tempo non si ferma.

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