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Ho paura per la famiglia nel bosco, salvate il "sì" d’Italia e Greta: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: il sindaco di Cervia non doveva dimettersi, l'arresto della Thunberg e Checco Zalone

Ho paura per la famiglia nel bosco, salvate il "sì" d’Italia e Greta: quindi, oggi…
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- Checco Zalone risponde a Pietro Valsecchi, che ha raccontato al Corriere di aver cacciato Nunziante perché gli aveva chiesto troppi soldi. “L’ho scoperto anch’io da questa splendida intervista. Ma spesso i giornalisti riportano in maniera difforme. L’ho capito dai congiuntivi: che erano tutti giusti”. Adoro.

- Checco parla del fratello “identico a lui”. “Solo che lui è povero. Fa lo steward per Air Dolomiti”. Adoro, parte due.

- Però devo dire una cosa, da grande fan di Zalone. Vedendolo nelle interviste e leggendo quelle scritte, trapela un certo tono di tristezza nella sua voce. È come se il lavoro che fa — cioè intrattenere gli italiani sparando cazzate, perché in fondo di questo si tratta — non gli piacesse più. Come se non fosse più soddisfacente rispetto a quando sfornava Quo Vado? o Cado dalle nubi. Spero che tutto questo nel film non si noti, però…

- All’Eliseo pare che uno dei dipendenti rubasse le stoviglie per poi rivenderle online. Genio.

- Io difendo il sindaco di Cervia. Ora: magari ha davvero picchiato la moglie, questo non lo sappiamo. Abbiamo due versioni, da verificare in Tribunale. Ma se basta una denuncia e la relativa indagine per sotterrare la carriera politica di un primo cittadino, allora siamo morti. Siamo un Paese manetta e non ne usciremo.

- E sapete perché sostengo che non ne usciremo? Perché a chiedere le dimissioni del sindaco è stata Fratelli d’Italia locale, sezione di quel partito che a livello nazionale si professa garantista. Siate un minimo coerenti, cribbio.

- La storia dell’Inno di Mameli da cui è stato tolto il “Sì” è stupenda. Perché ci racconta due cose. Primo: che siamo un Paese talmente burocratizzato che il Comando militare ha dovuto impiegare tempo e risorse per scrivere una circolare a tutti i soldati per dirgli di non cantare come hanno sempre cantato. I russi avanzano coi droni e i missili, mentre noi pensiamo all’Inno. Secondo: c’è questa capacità tutta nostra di riuscire a fare sempre la scelta sbagliata, aderendo alla lettera della legge fino a togliere l’unica parte dell’Inno nazionale che tutti sentono davvero loro. Geni del male.

- Bene ha fatto Meloni a intonarlo lo stesso.

- Ho letto un pezzo dell’ordinanza del Tribunale dei Minori che dispone verifiche psichiatriche sui genitori della Famiglia nel bosco. E sono sincero: ho paura. Ho paura che un giorno possa capitare anche a me, con mia figlia.

- Sia chiaro: non condivido l’integralismo di Nathan e Catherine. Ma se intendono far crescere i loro figli nei boschi, senza vaccini e scuole tradizionali, sono liberi di farlo finché non ledono l’integrità fisica dei bambini. E se per una situazione simile, tutto sommato non così grave, arriviamo alla seduta psichiatrica per la famiglia, allora temo che dovremmo sottoporre alla stessa misura anche milioni di genitori. Vi rendete conto quanti papà e mamme avrebbero bisogno di un “accertamento tecnico sulle competenze genitoriali” in questo Paese?

- Ma poi nessuno lo fa notare: vi rendete conto di quale violenza possa essere, per un padre, non poter vedere i figli da un giorno all’altro?

- Io vivrei nel terrore che, alla fine, i giudici me li portino via per sempre. Sarei già impazzito.

- Qui lo dico e qui lo nego. Ma io l’arresto di Greta Thunberg per aver sostenuto un’associazione con un cartello lo trovo un tantino esagerato.

- Qui lo dico e qui lo rivendico. La grazia parziale concessa da Mattarella allo scafista libico è veramente imbarazzante. Ma non per lui: quanto per il sistema. La storia è questa: un calciatore libico cerca di arrivare in Italia, l’imbarcazione su cui viaggia si rovescia, muoiono molte persone; allo sbarco alcuni lo indicano come scafista, viene processato e condannato. Poi i media di sinistra e alcune associazioni si convincono della sua innocenza e chiedono la grazia. Che arriva.

Qui le possibilità sono due: o la magistratura ha fatto un gran casino, condannando un innocente, tanto che pure il Colle ha dubbi sulla sentenza; oppure Mattarella s’è fatto infinocchiare e sta facendo scontare meno pena a un trafficante di morte. Tertium non datur. E in ogni caso non è un bello spot per la magistratura.

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