Come una trottola, il passato analogico rotola e si insinua nel ginepraio digitale, tra algoritmi e video scrollati sui social alla velocità della luce. Non importa se sono passati più di 40 anni: controcorrente allora, controcorrente oggi. Perché la lezione di Indro Montanelli sulle storture della magistratura è un sempiterno refrain che torna a fare capolino proprio nel momento in cui ci si avvicina al fatidico referendum sulla giustizia. È una lezione, per qualcuno una profezia, dai tratti pungenti, duri e tranchant. Un'invettiva, dimenticata o addirittura scientemente celata, contro il coro conformista del pensiero dominante e contro una casta intrisa di corporativismo e manie di protagonismo.
5 maggio 1985, faccia a faccia con Gianni Minoli a Mixer, Montanelli va dritto al sodo: "Le colpe dei giornalisti sono meno gravi di quelle della magistratura, perché la stampa sensazionalistica ha preso il sopravvento, questo ha indotto i giudici ad assecondare questo andazzo". Eccola la tanto attuale spettacolarizzazione della magistratura. Parole senza fronzoli. Che diventano ancora più vibranti quando l'allora direttore del Giornale affronta il caso Muccioli, il fondatore della comunità di San Patrignano, finito nel mirino delle toghe per i metodi spicci utilizzati per recuperare i tossicodipendenti. "È stato uno dei più clamorosi casi in cui la giustizia si è messa proprio contro la coscienza popolare () Io non sono disposto a tollerare una magistratura come quella che abbiamo oggi in Italia. Io sono convinto che la magistratura debba essere indipendente, però chiedo ed esigo che abbia un autogoverno di controllo e che soprattutto risponda dei suoi gesti, oggi noi abbiamo una magistratura che non risponde a nessuno dei suoi errori, spesso catastrofici, perché hanno distrutto uomini, hanno distrutto aziende per delle cose che poi si sono rivelate insussistenti. Mai un magistrato ha pagato per questo: io voglio che i magistrati paghino. Non dico dei poteri esterni, ma perlomeno al potere a cui viene affidata la disciplina nella categoria". Boom. Il giornalista di Fucecchio fa a pezzi i giudici che commettono errori e diventa il massimo spot sulla responsabilità delle toghe.
Le immagini di quel dito indice alzato e inesorabile fanno ping pong sui social, dove rotola anche un altro ficcante intervento di Montanelli. 1988, programma "Dovere di cronaca" su Rete 4, commentando i tumulti dell'allora governo Goria, il giornalista stigmatizza: "Quello che ci ripugna è che per mettere un controllo all'autorità politica ci sia bisogno di ricorrere all'autorità giudiziaria, cioè che alla fine noi avremo le riforme istituzionali non per via politica ma per via giudiziaria e processuale: questo ci allarma anche perché la mia opinione dei politici è molto bassa ma quella dei giudici non è migliore.
Perché anche i giudici sono stati corrotti dalla partitocrazia, la dimostrazione è il fatto che molti di loro ostentano la tessera di un partito. Un giudice che ha venduto la propria imparzialità ai partiti è un giudice che prima di processare gli altri dovrebbe essere processato lui e cacciato in galera". Ancora boom.