Cronaca locale

In 16 mesi il Comune trova lavoro a 500 badanti e baby sitter «doc»

Nel 2007 il servizio iniziò come test. La maggior parte viene dall’Est

Uno sportello dove trovare badanti, baby sitter e colf «doc». La garanzia arriva direttamente dal Comune, che tira le somme del progetto aperto in via De Amicis 10 il 29 gennaio di un anno fa col sostegno di Italia Lavoro, agenzia del ministero del Welfare. Il governo ha voluto sperimentare a Milano la possibilità di creare un punto d’incontro «controllato» - e soprattutto regolare - tra domanda e offerta di assistenti familiari. Il test doveva durare 6 mesi, ma visto il successo da due si è passati già a 5 operatori. Oltre 2.500 i contatti dall’inizio, qualche volta solo per avere informazioni. Nel 2007 i colloqui con i candidati sono stati 561, nel 35,6% dei casi con lavoratori dell’Est Europa (soprattutto ucraini) e nel 34% del Sud America (in primis peruviani). Più limitata, ma esiste, l’offerta di operatori italiani. Ben 1.315 famiglie hanno contattato il servizio e 346 contratti sono effettivamente andati a buon fine, 260 ex novo, mentre 86 sono la regolarizzazione di rapporti che già esistevano ma in nero. Nei primi 4 mesi dell’anno sono già arrivate a 106 le nuove badanti o baby sitter selezionate (e per entrare nell’elenco degli assistenti familiari bisogna seguire un corso di formazione), la maggioranza sempre dell’Est (42,4%) e Sud America (41,5%), 540 famiglie le hanno cercate e sono stati stipulati 149 contratti. Anche qui, 66 volte si è trattato di mettere a norma, con l’aiuto degli operatori, una situazione irregolare. Infatti, come spiega l’assessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli, «oltre alla funzione di ufficio di collocamento e aiuto a trovare personale selezionato e qualificato dall’istituzione, lo sportello offre anche un aiuto per le pratiche burocratiche. Così contrastiamo il fenomeno del lavoro nero, che in questo settore raggiunge tassi del 75%».
I dati dell’Osservatorio regionale Ismu parlano chiaro: le badanti straniere in Lombardia sono 106mila e il tasso di irregolarità è alto, almeno 43mila non hanno il permesso di soggiorno. Condizione indispensabile invece per entrare nell’albo delle badanti «testate» dal Comune. Un esempio anche a livello nazionale, mentre domani il Consiglio dei ministri si prepara a varare il pacchetto sicurezza. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni nei giorni scorsi ha assicurato che «non ci può essere sanatoria per chi è entrato clandestinamente in Italia, ma terremo conto naturalmente di quelle situazioni che hanno un forte impatto sociale come il caso delle badanti». Concorda la Moioli: «Credo che sia saggio prevedere un percorso per le badanti clandestine, perché c’è bisogno reale di queste figure assistenziali per rispondere alle esigenze delle famiglie». Dal pacchetto si aspetta però anche «norme chiare perché sia possibile allontanare chi delinque e integrare davvero chi vuole vivere in città nel rispetto della legalità».


Anche l’Unione provinciale degli artigiani lancia un appello al governo: «Doveroso preservare le badanti da provvedimenti restrittivi per non danneggiare moltissime famiglie e soggetti deboli - afferma -, ma attenzione a non dimenticare i 12mila lavoratori immigrati irregolari indispensabili per far funzionare migliaia di aziende, soprattutto nei settori edilizio, della produzione meccanica e dei servizi».

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