Roma

Dal 2001 al 2008 spesa alle stelle

Il Lazio è la seconda regione italiana che dal 2001 al 2008 ha aumentato di più la propria spesa per la sanità. L’incremento è stato del 114,4%. È quanto emerge da una analisi condotta dall’ufficio studi della Cgia di Mestre su dati Issirfa. Ad aver aumentato più del Lazio la propria spesa sanitaria è il Molise. Nel Lazio la spesa negli stessi anni di riferimento è aumentata del 114,4% (nel 2001 era a 9.414 milioni di euro, nel 2008 è salita a 20.187 milioni di euro), in Molise del 122,6%. Non solo. Il Lazio conquista anche il record negativo della maggiore crescita, sempre nello stesso arco temporale, delle spese correnti, di quelle, cioè destinate alla produzione e al funzionamento dei servizi prestati e non agli investimenti. Ebbene, tra il 2001 ed il 2008 questa voce ha subito una crescita del + 50,5% come media nazionale, con punte massime nel Lazio (+125,7%), nel Molise (+100,2%). Quindi, la nostra Regione ha fatto registrare un’impennata nell’aumento della spesa corrente pari a due volte e mezza la media di tutte le altre regioni.
Per quanto riguarda le spese per l’amministrazione generale, il Lazio ha speso - sempre negli anni di riferimento, il 41% in più (nel 2001 ammontava a 415 milioni di euro, nel 2008 è salita a 585 milioni). Secondo l’analisi, «tra il 2001 e il 2008 le spese totali delle regioni sono aumentate del 50% circa (per la precisione il 47,7%). Nello stesso periodo di tempo, invece, l’inflazione è cresciuta solo del 17,5%. A livello di macro-area la crescita più sostenuta si è verificata nel Centro (+69,2%), seguono il Nord (+52%) e, infine, il Sud (+33,7%)». «I numeri ci dicono che sono state le regioni del Centro a spendere di più - dice Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - Tuttavia, va sottolineato che la spesa totale va calibrata al numero di abitanti a cui si rivolge e al fatto che gli importanti aumenti di spesa avvenuti nel Centro-Nord, spesso hanno incrementato la qualità e la quantità dei servizi offerti».
È anche - anzi, soprattutto - per questi motivi che il commissario straordinario per la sanità del Lazio Renata Polverini sta cercando di avviare una terapia d’urto per ridurre la spesa senza, nel contempo, mettere a rischio l’erogazione dei servizi essenziali. Giovedì scorso, per esempio, il presidente della Regione, parlando all’assemblea di Confindustria a Latina, ha fornito i dati sui risparmi che saranno possibili grazie all’istituzione della centrale unica degli acquisti. «Entro il 2012 - ha confermato - riusciremo a risparmiare oltre 860 milioni di euro». E poi, facendo riferimento ai decreti commissariali (su due dei quali, riguardanti il budget per i laboratori della specialistica sarebbero stati fatti rilievi procedurali dal Tar su ricorso dell’Anisap), ha ribadito che grazie a quei provvedimenti, che cercheranno di salvaguardare le fasce più deboli della popolazione del Lazio, «sarà possibile produrre un risparmio sulla spesa sanitaria che si aggira tra i 250 e i 300 milioni di euro». I decreti, però, sono stati anche presi a pretesto dall’opposizione per criticare i tagli che la ghiunta Polverini sta attuando. L’ex successore di Marrazzo, Esterino Montino, del Pd, riferendosi ai due decreti sul piano di rientro del deficit, ha detto che il centrodestra sta preparando il «Ground Zero» nella sanità del Lazio. «I provvedimenti - gli ha replicato ieri Polverini - sono il frutto del loro mancato lavoro. Loro erano al governo della Regione quando è stato sottoscritto il Patto per la Salute, che in assenza di piano di rientro entro una scadenza stabilita, prevedeva alcuni passaggi obbligatori». «Noi stiamo lavorando - ha aggiunto - per invertire quei passaggi che loro hanno determinato».

Riguardo poi il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, Polverini ha detto: «Quel che è certo è che quando Montino era al governo della Regione non l’ha presentato».

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