Cultura e Spettacoli

Il 2008 è stato l'anno del boom per la musica digitale, ma il cd non molla

Sono i dati, diffusi oggi, del Rapporto 2009 sull'economia della musica in Italia, realizzato dalla Fondazione Università Iulm di Milano e coordinato dal professore Luca Barbarito.

Come previsto la musica digitale segna nel 2008 un boom e, con il suo +35 per cento salva la performance del settore musicale italiano anche grazie alla tenuta del prematuramente condannato cd. Fanno da contraltare i concerti e, soprattutto, l'elettronica di consumo audio (-18 per cento) che spingono verso il segno meno il fatturato complessivo del settore musicale italiano che si attesta a 3,9 miliardi di euro con un -4 per cento rispetto all'anno precedente.
Sono i dati, diffusi oggi, del Rapporto 2009 sull'economia della musica in Italia, realizzato dalla Fondazione Università Iulm di Milano. La ricerca ha studiato sei diverse modalità di fruizione della musica: su supporti fisici, digitale, dal vivo, i due comparti della «musica sparsa» (dove è determinante nel business e dove invece svolge un ruolo secondario) e sincronizzazioni (supporto a film, tv, pubblicità). Al contrario delle previsioni, le vendite di cd e degli altri supporti fisici registrano una leggerissima crescita. Secondo i dati Siae, infatti, il fatturato delle vendite si attesta a 499 milioni di euro con un +0,5 per cento. Un risultato frutto anche «della riduzione dei prezzi», spiega il professor Barbarito, coordinatore della ricerca. «La ricerca smentisce il luogo comune di chi parla di morte del cd», commenta invece Gianluigi Chiodaroli, presidente di Scf. Ma è il digitale a crescere prepotentemente. Il suo +35 per cento fa raggiungere i 38 milioni di euro di fatturato e «prospetta ulteriori margini di miglioramento», è scritto nello studio. Cala invece la musica dal vivo, anche se si conferma come la seconda tipologia di consumo per valore d'affari (755 milioni di euro), segnando un -1,7 per cento dovuto anche a un aumento del prezzo dei biglietti. Segue lo stesso trend negativo la «musica sparsa» in radio, discoteche e tv (-1,5 per cento per 1.447 milioni di euro). Le discoteche si confermano però luogo principe della fruizione con 933 milioni di euro di fatturato. Ha il segno più invece la musica diffusa in centri commerciali, bar o alberghi (+8,2 per cento per 56,6 milioni di euro).
Non diminuisce in Italia la voglia di suonare. Non soffrono infatti la congiuntura economica le vendite degli strumenti musicali che crescono del 3,4per cento. Il Rapporto getta poi uno sguardo anche sugli scenari internazionali: nel 2008 la discografia ha generato a livello mondiale, secondo i dati dell'International federation of the phonographic industry, un fatturato retail complessivo di 27,8 miliardi di dollari.

Il dato è in diminuzione del 7 per cento rispetto al 2007, quando erano stati raggiunti i 29,9 miliardi.

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